Il cuore del festival - di ogni festival ma forse ancora di più in questo festival - è un luogo dell'anima.
Non le proiezioni, allora, e tanto meno le conferenze stampa, forse già di più gli incontri con gli autori, in sala dopo la visione del loro film. Ma probabilmente neppure quelli.
Il cuore del festival, di questo festival, è un momento irripetibile. Probabilmente inavvertito mentre lo stai vivendo, e che poi rivela la sua reale portata solo all'atto del ricordo. Quello in cui la realtà (meglio ancora se mediata, raffreddata dal linguaggio) vive davvero.
Lo sguardo che si posa su un brandello di muro cui passi accanto per trasferirti da una sede all'altra di questo ricchissimo (forse persino troppo), vastissimo, incredibile festival.
Tornare a casa dopo l'ultima proiezione, mentre affretti il passo con una manciata di sconosciuti verso la stazione della U-Bahn. Tagliare ombre fredde (sul selciato bagnato di giallo) di cui ti accorgi solo dopo che hai scattato questa immagine.
Renderti conto di colpo di quanto questo manifesto sia in relazione stretta (indissolubile?) con le fronde degli alberi che lo sovrastano: ma possibile che sia proprio un caso?!
Notare all'improvviso quanto sia azzeccato questo simil-pollock proprio alle spalle dello sportello del ticket counter. Con la sua dominante rosso/passione soltanto a fatica contenuta da alcune varianti blu/razionalità. E pensare che proprio oggi banalmente qualcuno notava quanto fosse poco idonea questa collocazione, con le code di critici che si ingrossano, sempre insoddisfatti di quello che possono vedere negli orari a loro dedicati, e alla costante ricerca di biglietti per accedere ad altre proiezioni...
E se poi ti viene da pensare che in questo festival, finalmente, si restituisca al cinema un ruolo di autentica, realist(ic)a lettura del mondo, come fare a patti con la palese contraddizione dell'avveniristica (ma mica tanto) vetrina del trucco-per-strada inventata da uno degli sponsor della Berlinale?
Probabilmente la risposta ce l'hanno al solito i più umili, saggi, artigiani frequentatori di queste lande: i paparazzi delle star. Loro l'hanno capito così bene che lo mettono in pratica ogni giorno.
La realtà non è facile da catturare, non è automatica. Soggetta ad uno “slittamento progressivo” scivola sempre altrove. Meglio, un po' più in alto. Ecco quindi il significato di tutte le scalette legate con il catenaccio alle transenne del servizio d'ordine.
Certo che servono a questo. Perché? Voi che cosa credevate? Che veramente fosse per scattare meglio le foto ai divi?
Beh, ma allora siete proprio sicuri che qualche “scaletta” non serva anche a voi?