Tre anni dopo aver presentato i primi due episodi di The Young Pope, Paolo Sorrentino è tornato alla Mostra del Cinema di Venezia con il secondo e il settimo episodio del seguito The New Pope. Una scelta sicuramente bizzarra, che fa seguito alla presentazione di Too Old to Die Young al Festival di Cannes, dove Refn svelò gli episodi 4 e 5, ma che ovviamente anche in questo caso risulta ampiamente giustificata al termine della visione.
Gli episodi selezionati da Sorrentino sono infatti due frammenti speculari, che analizzano e mettono a confronto le idee, le ambizioni, e il concetto di fede dei due papi presenti nella serie: John Brannox/Giovanni Paolo III e Lenny Belardo/Pio XIII.
The New Pope inizia dove si era conclusa la prima stagione, con Pio XIII entrato in coma dopo il collasso durante il discorso in Piazza San Marco a Venezia. Dopo nove mesi di attesa e speranza, eleggere un nuovo pontefice diventa un’urgenza. Il cardinale Angelo Voiello decide quindi di fare visita a Sir John Brannox, un aristocratico cardinale inglese sofisticato e dall’aria decadente, per convincerlo a prendere il posto del carismatico giovane papa. Affascinante, misurato ma “fragile e delicato come una porcellana”, Sir Brannox conduce una vita solitaria e abitudinaria nella sterminata proprietà di famiglia, consumato dal senso di colpa per la morte del fratello gemello, dai propri segreti inconfessabili e dalla rottura di ogni tipo di rapporto con i propri genitori. Agli occhi del Vaticano però il suo carisma, le sue abilità di mediazione e dialettica, il suo approccio deciso e autorevole sono assolutamente perfetti per vestire i panni di nuovo papa.
Con il settimo episodio, Sorrentino torna invece su Lenny Belardo, risvegliatosi miracolosamente dal coma nella casa veneziana del cardiologo che si sta prendendo cura di lui. Il Pio XIII tornato in vita contro ogni logica medica viene presentato quasi fosse un personaggio nuovo, spoglio dalle contraddizioni della prima stagione e avvolto da un’aria mistica. Nonostante ogni suo gesto porti a identificarlo come un vero e proprio santo, Belardo preferisce continuare a sottolineare e a ribadire la propria natura umana, additando ogni situazione ambigua come una semplice coincidenza e cercando di prendersi il tempo necessario per capire il momento più adatto per tornare sulla scena.
Due ritratti complementari per due personalità quasi opposte: Sorrentino crea un parallelismo tra i suoi protagonisti, spingendoli a essere l’uno il contraltare dell’altro. Se il dandy inglese si pone come detentore della verità assoluta, apparentemente conscio della propria saggezza inopinabile e calata dall’altro, il giovane papa sembra invece agire mosso dall’istinto e dalla spiritualità. Il primo è incline più al monologo che al dialogo, è in grado di relazionarsi solo con chi si reca in pellegrinaggio da lui e ama affermare che il trucco per convertire gli anglicani al cattolicesimo è parlare “di golf, di Montale, dell’Arsenal e di come le donne accavallano le gambe”. L’altro infonde fede e speranza al solo passaggio e si rivolge continuamente a Dio con ordini ed imperativi.
Creando un confronto così evidente tra due approcci alla fede, alla messa in pratica della religione e al rapporto con i fedeli apparentemente opposti, Sorrentino sottolinea come il punto d’intersezione tra i suoi personaggi sia l’assoluta impossibilità di un’idea condivisa di Chiesa. Ognuno dei due protagonisti è portato infatti ad avere – e a imporre – una visione incredibilmente personale del ruolo che il Vaticano e il cristianesimo devono ricoprire all’interno delle proprie vite e agli occhi del mondo esterno. Il che riconduce a un’idea di istituzione che mette le idee personali davanti a quelle di un concetto più puro di Dio.
Sembra quindi essere questo il motivo principale che ha portato alla presentazione di due episodi numericamente così distanti tra loro. E sarà di certo interessante capire poi come queste due visioni si rapporteranno, quale delle due avrà la meglio in quella che viene presentata come una Chiesa travolta dagli scandali e dalla corruzione e assediata da minacce esterne in grado di comprometterne le fondamenta.