Masaaki Yuasa è conosciuto per essere un regista visionario, a tratti sperimentale e assolutamente non conforme ai canoni tipici dell’animazione giapponese. Con Inu-oh, Yuasa rielabora una parte della storia del Giappone feudale in un’opera musicale che si muove tra tradizione e innovazione mescolando la necessità di riflettere sul passato con le consapevolezze della contemporaneità.
A fare da sfondo alla vicenda raccontata nel film è la battaglia di Dan-no-ura del 1185, la quale decretò la fine del clan Heike per mano del clan Genji. Qualche secolo più tardi, il giovane Tomona trova insieme al padre un reperto del conflitto, una spada dai poteri misteriosi che acceca il bambino e ferisce a morte l’uomo. Tomona si ritira nella vita monastica, diventando un suonatore di liuto biwa e recitando con le sue canzoni l’Heike Monogatari, il corpus di racconti che narrano la storia del clan Heike. L’amicizia con Inu-oh, un ragazzo nato con fattezze mostruose a causa di una maledizione e costretto a nascondersi dietro ad una maschera, condurrà i due giovani ad una ribellione musicale contro l’ordine costituito.
Tomona e Inu-oh sono due figure che operano ai margini di una società rigida, retta da regole ben precise, guidati dalla speranza di poter cambiare il proprio destino attraverso la musica. Il personaggio di Inu-oh, ispirato ad un attore di teatro Nō realmente esistito, da freak deforme e ricoperto di scaglie si trasforma così in un’icona glam capace di dare risalto alle voci spiritiche degli Heike, raccontandone le storie più segrete, omesse dall’Heike Monogatari, agitando gli animi della popolazione locale. Il character design eccentrico e bizzarro realizzato dal mangaka Taiyō Matsumoto, conosciuto per le sue frequenti incursioni in territori estetici avanguardistici, è perfettamente in linea con il registro stilistico adottato da Yuasa. L’animazione di Inu-oh è volutamente imperfetta e grezza, tesa ad accentuare più la visione d’insieme che i singoli dettagli, restituendoci nelle pirotecniche esibizioni di Tomona e di Inu-oh il senso complessivo di un gesto di rivalsa, di un’azione sovversiva e provocatoria che ha come scopo ultimo la rappresentazione della verità.
Inu-oh è una rock opera moderna che ricorre al folklore e all’immaginario storico del Giappone con l’ambizione di suggerire come vivere il presente con autonomia ed indipendenza. La querelle sul nome di Tomona è sintomatica in tal senso. Il ragazzo, contrariamente alla richiesta dello spirito del padre, decide prima di cambiare nome in Tomoichi slegandosi dalla sua identità precedente per accontentare le richieste della compagnia di monaci, per poi in seguito diventare Tomoari una volta compreso di volersi realmente liberare da ogni vincolo e pressione sociale. Nel processo di formazione del suo nuovo Sé, Tomoari trova finalmente la forza di lasciare alle spalle ciò che era, iniziando a truccarsi e a vestirsi da donna noncurante dei giudizi avversi di chi lo circonda.
Tra biwa maneggiati come se fossero chitarre elettriche e performance di danza sconnesse e frenetiche, Masaaki Yuasa celebra l’incontro tra passato e attualità in un film che non si dedica solamente allo studio e all’esame di ciò che è stato, ma che è in grado di raccontarci anche le virtù del presente attribuendo un peso specifico alla matrice indiscutibilmente pop delle sue immagini e suoni.