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Il pranzo di Babette - Nuova versione restaurata

Continuano le edizioni di CG Entertainment dedicate a film in versioni restaurate e limited edition.

 

Lo scorso luglio è uscito in dvd e Bluray Il pranzo di Babette, il film di Gabriel Axel che nel 1987 vinse l'Oscar per il miglior film straniero. Da diverso tempo assente dall'home video italiano, il film, interpretato dalle bravissime Stephane Audran e Bibi Andersson torna in una splendida versione HD1080, con sottotitoli italiano e un ampio booklet con un testo tratto da «Civiltà cattolica» (e con sulla quarta della confezione in cartone la consueta lista dei nomi delle persone che hanno partecipato alla campagna di crowdfunding per consentire la distribuzione del film).

 

Un'ottima occsione per rivedere il film, di cui torniamo a parlare presentando la recensione che Cineforum pubblicò sul n. 275 del giugno 1988 (acquistabile qui), quando il film uscì nelle sale italiane. 

 

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Sembra quasi che questo settantenne regista franco-danese abbia voluto presentarsi al pubblico internazionale con lo spirito che ha ispirato la citazione che Babette (una perfetta Stephane Audran) fa alla fine del film: «Consentitemi di dare il meglio di me.
 

Il pranzo di Babette è estremamente delizioso, di una raffinatezza rara, che si preoccupa oltretutto di prendersi carico di quel gusto per la narrazione che guida il percorso stilistico dei racconti di Karen Blixen, da cui il film è tratto.

 

Gli eventi hanno la doppia caratteristica della lievità e della straordinarietà. Quest'ultima si radica nel quotidiano. Le piccole emozioni appaiono situate su un impensabile piedistallo che rivela la sensazione, la presenza del fantastico nella vita reale. Il fantastico non è spettacolare, ma legato alla grazia e all'arte (sia questa il canto di Filippa o l’abilità culinaria di Babette), in sostanza, a una rivelazione, che peraltro non viene forzata, ma sorge con le caratteristiche della naturalità. Una illuminazione che colpisce e attinge allo stesso momento dalle radici di ciò che è più profondamente umano.

 

La vicenda di Il pranzo di Babette è al limite della realtà, non quindi irreale. Quando parlo di fantastico mi riferisco a tutt’altro che non alla messa in scena o alla storia, ma ad alcuni elementi, in principal modo alla sensazione del fantastico che scaturisce in alcuni personaggi, ai sentimenti improvvisi e indimenticabili che possono segnare una vita.

 

Il fantastico si carica maggiormente attraverso i caratteri limpidi e intoccabili dei personaggi principali. Non hanno ambiguità, il massimo (nel generale) è il compromesso nel sacrificare tutto alla carriera, ma anche questo percorso è seguito fino alle estreme conseguenze. Essi sono ben definiti, e deciso è il loro porsi nei confronti del mondo e degli altri. Tuttavia sono personaggi veri, non da fiaba. Situati storicamente e geograficamente, dotati anche di una consistenza psicologica indubitabile: fanno delle scelte, sono vittime della fede e della paura.

 

Il culmine del film è costituito dalle sequenze del pranzo, in cui il ritmo dell'ordine delle portate, il progressivo, interiore e inconfessato abbandonarsi al piacere del cibo e del bere, nonché la delicatezza della messa in scena, fanno, di questo film, una piacevole sorpresa, e suscita curiosità e rammarico la approssimativa conoscenza della filmografia di questo regista.