Ricordare Jacques Rivette (scomparso oggi all'età di 87 anni) con qualche migliaio di battute è forse impossibile. Ci vorrebbe più spazio, più tempo, più calma. Nell'immediato, il modo forse più corretto per celebrare uno dei grandi registi della nouvelle vague (e prima ancora collaboratore dei Cahiers du cinéma, di cui fu capo-redattore dal '63 al '65) è ricordare alcuni luoghi del suo cinema, alcune sue immagini, alcuni suoi passaggi.
Rivette è stato un cineasta colto, ironico, complesso, inafferrabile; autore di film fluviali, liberi e inclassificabili: film filosofici, antispettacolari, antinarrativi, tra il teatro, la performance, l'arte, il musical, il giallo, il feuilleton, il noir, la magia. Un cineasta irripetibile, che noi, riprendendo il gusto per il gioco e lo scherzo tipico del suo cinema, abbiamo deciso di ricordare con una serie di gif animate tratte dai suoi film. Con rispetto. E divertimento.
I film di Rivette, ad esempio, erano pieni di tetti (di Parigi, soprattutto):
Paris nous apartient (1961)
Va savoir (2001)
L'Amour fou (1968)
Il teatro, poi, era una presenza fissa, una continua messa in scena della realtà. Teatro sperimentale, come questo:
Out 1, noli me tangere (1971)
O teatro domestico, come questo:
La Bande des quatre (1981)
E la danza, in tutte le sue forme e espressioni:
Ne touchez pas la hache (2006)
Haut bas fragile (1995)
E ancora i volti, soprattutto quelli femminili, colti e inquadrati nelle loro espressioni più varie:
Céline et Julie vont en bateau (1974)
Jeanne la Pucelle I - Les batailles (1994)
Histoire de Marie et Julien (2003)
La risata, infine, come scherzo e gioco sulla vita:
Noroît (1976)
E il corpo, il corpo di Emmanuelle Béart, la sua postura, la sua magnificenza di modella, nell'ossessione della pittura:
La belle noiseuse (1991)