Lea Massari, un’attrice fuori dal coro

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A differenza delle dive della sua generazione, come Gina Lollobrigida e Sofia Loren, legate soprattutto alle varianti di un unico personaggio, Lea Massari (Roma 30 giugno 1933 - 23 giugno 2025) è stata un’attrice sfaccettata e multiforme, capace di misurarsi con il dramma come con la commedia e di incarnare ogni carattere, ogni fisionomia, anche quelle meno accattivanti e perfino sgradevoli. La sua giovinezza è segnata da due tragedie: nata in una famiglia borghese, è una figlia indesiderata dai genitori (come confesserà dolorosamente lei stessa) che la relegano in un collegio tra gli otto e i tredici anni; all’anagrafe Anna Maria Massatani, muta il nome in Lea in omaggio al primo fidanzato, morto in un incidente alla vigilia delle nozze.

Arrivò al cinema grazie al grande scenografo Piero Gherardi, di cui per breve tempo fu collaboratrice e che la fece esordire in Proibito (1954) di Mario Monicelli, dove è Agnese, un’appassionata ragazza sarda. Il film che la rende popolare è I sogni nel cassetto (1957) di Renato Castellani, dove dà vita ad un’immagine dolce e tenera della giovinezza. Appartiene ad un registro espressivo completamente diverso il ruolo di Anna ne L’avventura (1960), capolavoro che inaugura la trilogia dell’incomunicabilità di Michelangelo Antonioni. Anna è un personaggio altoborghese, caratterizzato da una intensa sensualità ma anche da una profonda insoddisfazione per la mediocrità del suo amante Gabriele Ferzetti. È una figura misteriosa come un mistero è la sua scomparsa che paradossalmente la rende onnipresente, in assenza, per tutto il film. Con la sua bellezza aristocratica e insieme selvaggia, Lea Massari esprime perfettamente il mistero di una femminilità che si sottrae al quotidiano.

In seguito attraversa con efficacia ogni genere: il dramma - La giornata balorda (1960) di Mauro Bolognini, il peplum  - Il colosso di Rodi (1961) di Sergio Leone -, la commedia agra - Una vita difficile (1961) di Dino Risi, dove offre una delle sue interpretazioni più intense, una giovane donna idealista e conformista al tempo stesso, che tiene testa ad Alberto Sordi. Dal 1962, in concomitanza col successo ottenuto sulle scene teatrali in Rugantino di Garinei e Giovannini, accanto a Nino Manfredi, inizia una carriera internazionale contrassegnata da film quali I cavalieri della vendetta (1964), un dramma storico un po’ convenzionale di Carlos Saura, Il ribelle di Algeri (1964) di Alain Cavalier, dove è una credibile avvocatessa che si batte per gli algerini e che vive una travagliata storia d’amore con l’ex legionario Alain Delon. Fin da allora accetta di recitare in film originali come Il giardino delle delizie (1967) di Silvano Agosti, incurante delle loro potenzialità commerciali. Le sue interpretazioni in due fortunati sceneggiati televisivi -  I promessi sposi (1967) e I fratelli Karamazov (1969) di Sandro Bolchi - le procurano una notevole fama ma Lea Massari non vuole fossilizzarsi nei ruoli banali e di contorno che troppo spesso le offre il cinema italiano, quindi decide di recitare soprattutto in Francia: L’amante (1970) di Claude Sautet, dove è una moglie tradita (fu insignita del premio Louis-Delluc); Soffio al cuore (1971) di Louis Malle, uno dei suoi ruoli più belli, originali e audaci (una madre incestuosa, di estrema sensualità) che le procurò qualche guaio giudiziario; La corsa della lepre attraverso i campi (1972) di René Clément, che valorizzò la sua aura ombrosa; l’onirico La Femme en bleu (1973) di Michel Deville, Le Rendez-vous d’Anna (1978) di Chantal Akerman e altri, dove si confronta a Michel Piccoli, Yves Montand, Lino Ventura, Jean-Paul Belmondo, Jean-Louis Trintignant.

Più occasionalmente recita anche in Italia, in parti complesse in film d’autore, come la “sgradevole”, ricattatoria e conturbante Monica de La prima notte di quiete (1972) di Valerio Zurlini o l’idealista Charlotte di Allonsanfàn (1974) dei fratelli Taviani, l’Anna Karenina (1974) televisiva di Bolchi o la moglie di Carlo Levi (Gian Maria Volontè) in Cristo si è fermato a Eboli (1979) di Francesco Rosi. Sempre più disamorata del cinema e del mondo dello spettacolo, dirada le sue interpretazioni dalla seconda metà degli anni Ottanta per ritirarsi a soli cinquantasette anni. I suoi ultimi ruoli significativi sono la madre di una terrorista (Lina Sastri) in Segreti segreti (1985) di Giuseppe Bertolucci e una moglie in vena di bilanci in Viaggio d’amore (1990) di Ottavio Fabbri. Negli ultimi trent’anni di vita si dedica con grande passione alla causa animalista. Di sé, ha detto: “Sono sempre stata, nell’ambiente dello spettacolo, una persona fuori dal coro, anche soffrendone. Per me è sempre valsa la regola del predominio della vita privata. Quando mi chiedevano di fare un film mi dicevo: adesso i cani a chi li lascio?”