Un dramma liturgico dal sapore quasi medievale: una vera e propria Via Crucis fatta di tableaux vivants, in cui la protagonista esangue si confonde con gli sfondi pallidi e asettici di una Germania senza tempo.
Kreuzweg (Stations of the Cross) è la lenta lacerazione di Maria, quattordicenne plagiata dall’estremismo religioso cieco e crudele della famiglia, aderente a una setta cattolica restauratrice, che vede il Concilio Vaticano Secondo come il primo passo di Satana all’interno della chiesa stessa.
Costantemente minacciata dall’ombra del peccato, Maria si prepara alla cresima ossessionata dall’idea del sacrificio come gesto unico e definitivo per dare un senso a un’esistenza che non può essere superficiale, vana, eccitante e al contempo tragica come quella di qualunque altro adolescente. In un impeto di amore assoluto, di quello che si può provare solo a quattordici anni, offre la sua vita a Dio in cambio della guarigione per il fratellino Johannes, che non ha mai iniziato a parlare.
Tra Lourdes di Jessica Hausner e l’estetica agghiacciante di Ulrich Seidl, Kreuzweg del tedesco Dietrich Brüggemann si sviluppa con una struttura divisa in quattordici capitoli, ognuno dei quali rimanda alle stazioni della Via Crucis. Maria è un piccolo e fragile Messia, pronta a farsi carico sulle sue spalle scarne di tutti i mali dell’umanità. Una storia inquietante di abusi familiari, dominata da una figura materna psicotica e anaffettiva, dove il padre non è che un’ombra di inettitudine incapace di aiutare i propri figli a fuggire dalla gabbia domestica di fanatismo e follia.
Ogni (piano)sequenza del film presenta una sola inquadratura fissa, che inchioda Maria allo schermo, proprio come se fosse in croce, e ne analizza impietosamente il progressivo deteriorarsi psicofisico: il pallore sempre più accentuato, il delirio mistico che gradualmente si impossessa della mente e del corpo via via più scheletrico della ragazzina, il suo frantumarsi dicotomico tra il fisiologico desiderio di normalità e l’insopportabile senso di colpa instillatole dalla perversione materna.
Sola tra gli uomini - ennesimo richiamo cristologico - Maria soffre, porta la sua croce, viene torturata e alla fine consegnata, da un grottesco scherzo del destino, tra le mani del Dio che tanto ama. E il miracolo avviene, ma i suoi occhi, ormai spenti, non possono più gioirne.