San Francisco, gennaio 1978: tra le note stridenti di No Fun degli Stooges, Johnny Rotten ringhia al pubblico il suo testamento: «Ever get the feeling you've been cheated?». È l’ultimo concerto dei Sex Pistols, la fine di un’era. Il gruppo che ha reinventato l’anarchia non esiste più, esaurito dalle spinte autolesionistiche del suo principe oscuro, Sid Vicious. Ma la scintilla mai sopita del punk non si è spenta: sarà proprio Rotten, il cantante “dai denti marci”, a far risorgere una nuova creatura da quelle ceneri.
The Public Image Is Rotten è un gioco di parole: il titolo del documentario di Tabbert Fiiller non richiama solo il nome della band protagonista, i PiL (Public Image Ltd.), è anche un titolo provocatorio nei confronti della stessa “pubblica immagine”, quella patina di rispettabilità e decoro della società post-sessantottina, ormai marcescente, che il punk contribuisce ad abbattere. Il film ripercorre, dalle origini fino ad oggi, la storia di quella che sarà la band più longeva di sempre.
Le immagini dei concerti riportano in vita il passato, scandito dai testi taglienti di pezzi che ormai sono storia: God Save the Queen, Anarchy in the UK, Public Image dichiarano guerra allo stato, alla Gran Bretagna, al mondo. Le foto sgranate e i filmati d’epoca si affastellano gli uni sugli altri, rincorrendosi in modo caotico e perfettamente sincrono con lo spirito del tempo. I titoli urlanti dei tabloid gridano allo scandalo, le pagine scorrono sullo schermo. Ed è in mezzo a questo voluto eccesso di testimonianze che si leva l’unica, definitiva voce: Johnny Rotten si apre al pubblico come non ha mai fatto, fino a svelare se stesso, fino a mostrare finalmente chi è davvero. Johnny Rotten è finalmente John Lydon.
Passato e presente sono uno a fianco all’altro nelle parole di chi c’era e chi c’è ancora, a raccontare, davanti alla macchina da presa. Musicisti e dj, amici d’infanzia, giornalisti rievocano la storia di una band che ha attraversato un’era lasciando un solco profondo anche in quella attuale, influenzando artisti del calibro di Sonic Youth, Beastie Boys, Red Hot Chili Peppers, Moby, ognuno chiamato a dare il proprio contributo nel film. Il regista non ha paura di confondere lo spettatore nell’accumulare voci e punti di vista, campi e piani. Non ha paura nemmeno di mostrare Rotten in momenti diversi delle riprese, mentre fuma o mentre si scalda una tazza di caffè, vestendo ora un cardigan colorato e una cresta vistosa, ora una felpa con una scritta trasgressiva. Anzi è proprio questo il modo migliore per descriverlo: l’uomo dalle mille sfaccettature, in grado di cambiare pelle ogni volta, ogni volta rimanendo se stesso.
Johnny Rotten è il cantante scatenato simbolo di una generazione, il giovane che beffa la stampa con le sue risposte provocatorie, ma anche il frontman di una band che ha reinventato il concetto di band, trasformandola in una società, una Ltd, appunto. È lo scapestrato sempre nei guai con la legge che ricopre il pubblico di insulti, ma anche il bambino ormai cresciuto che scava nella memoria riesumando ricordi dolorosi della sua infanzia. È il rifiuto di ogni convenzione sociale e morale, ma anche il ragazzo profondamente innamorato della sua Nora.
Non poteva essere altrimenti: solo una personalità così eccentrica e così camaleontica sarebbe stata in grado, nel corso degli anni, di trasformare radicalmente il panorama musicale lasciando un’eredità ancora viva e pulsante. Così lo vediamo mentre attraversa le varie fasi della sua vita che coincidono, puntualmente, con le diverse influenze musicali. Dal punk sguaiato del primo periodo alla musica reggae del viaggio in Giamaica, dalle sperimentazioni rock della collaborazione con Steve Vai alle sonorità psichedeliche della new wave. Fino, addirittura, all’influenza decisiva della musica elettronica. Quella dei PiL è una musica che non smette mai di rinnovarsi e cambiare colore, pur rimanendo, nel modo più assoluto e intransigente, fedele a se stessa. Persino quando, dopo lo scioglimento nel 1992, Johnny decide di rimettere insieme i fili e, dopo diciassette anni, i PiL ricominciano a suonare.
Quindi, sì, «The public image is rotten» è un gioco di parole che richiama la vocazione polemica della band più longeva della storia. Ma, ancora meglio, è una definizione: l’immagine pubblica è Rotten, quello col la R maiuscola; i PiL coincidono con il loro fondatore. Questo film racconta la storia di un gruppo che ha cambiato la scena musicale degli anni ’80 contribuendo alla nascita del post-punk e della new wave, ma soprattutto racconta il suo artefice, Johnny Rotten, e la sua instancabile indole corrosiva e profondamente genuina.