Succede che a un gruppo di persone, di amici, di appassionati e professionisti di un settore venga un'idea: facciamo un festival di cinema. E succede che in sole quattro edizioni questo festival indipendente dedicato al cinema musicale cresca esponenzialemente guadagnandosi un credito rilevante sia con il pubblico che con le istituzioni che si convincono della validità del progetto e lo sostengono vieppiù. Succede.
Cosí SEEYOUSOUND International Music Film Festival (Torino, dal 26 gennaio al 4 febbraio 2018) arriva all'apertura della sua quarta edizione (che durerà dieci giorni proprio come i festival "grandi") e, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema e con l'organizzazione di DNA concerti, porta in scena un progetto ambizioso: la sonorizzazione di Ingeborg Holm di Victor Sjöström ad opera del chitarrista Corrado Nuccini, cantante e fondatore dei Giardini di Mirò insieme al cantautore e producer Iosonouncane e a Enrico Gabrielli, polistrumentista e compositore di grandissimo talento collaboratore, tanto per fare un solo nome, di PJ Harvey.
Le sonorizzazioni sono sempre una sfida difficile e Nuccini, con gli illustri compagni che si è scelto, non si sottrae alla complessità dell'impresa. Al contrario. Hanno a che fare con un capolavoro straordinario, di una intensità emotiva unica per l'epoca (e non solo), di una modernità assoluta quanto a impianto narrativo, a performance attoriali, a mobilità dell'immagine. Il film è davvero immenso a cominciare da Hilda Borgström, attrice strabiliante che con il suo personaggio e la sua interpretazione si prende tutto il film in carico, fin dal titolo. Sjöström è appena al secondo film e scrive - si direbbe in scioltezza - una pagina fondamentale della storia del cinema con questo intensissimo dramma sociale che a Seeyousound è stato presentato nella versione restaurata dallo Svenska Filminstitutet.
I musicisti hanno dunque un compito arduo: cimentarsi con un film che è di per se stesso rivoluzionario, che trascende le epoche attraversandole senza sentire l'età, se non per le poetiche colliquazioni della pellicola che lavorano sulla materia e danno un valore aggiunto, oggi, all'esperienza della visione. Scelgono dunque, con corraggio e correttezza, di andare per la loro strada, quella che parla di suoni ultracontemporanei, ricercatissimi, complessi, estremamente eleganti, montati senza subire la sudditanza delle immagini (forse a tratti anche troppo indipendenti da esse).
L'inizio della performance è folgorante: i suoni elettronici di Iosonouncane si impossessano della sala mentre cresce l'apporto della chitarra, degli altri strumenti, degli effetti; le sonorità iniziano a montarsi anticipando le immagini, trasportando lo spettatore in quella gioiosa frenesia familiare che caratterizza l'inizio del film e che getta le fondamenta dell'imminente tragedia. Fa lo stesso questa partitura fluviale in cui i suoni si insinuano e si sottraggono gli uni agli altri per poi tornare, sovrapporsi, crescere, respirare ma senza vuoti, mai. Pulsano, riverberano, scorrono. Intanto il film si prende il suo, a volte lotta con il protagonismo della musica, dell'interpretazione, del lavoro creativo ma è talmente titanico da restare saldo comunque, e giustamente, in scena.
Seeyousound si apre cosi, lasciando addosso agli spettatori la parte migliore, quella più emozionante delle sonorizzazioni contemporanee dei film muti. La parte viva, quella che appartiene al Tempo, e che, proprio per questo lo trascende. Continuamente fuori e dentro, prima e dopo, imagini, musica, sempre insieme e al contempo fieramente sole.