Ci sono mondi in cui essere chiamata "grassa vacca" o "balena", per una ragazza, è la normalità; in cui mangiare una caramella è un gesto proibito, quasi un reato. La moda è il primo tra questi, quello a cui si pensa quasi istintivamente. Segue, forse, la danza classica. Meno probabile che affiori alla mente, invece, lo sport. Eppure è proprio in quest'ultimo contesto, quello della competizione agonistica, che Chloè Mathieu e Lila Pinell scelgono di immergere le loro protagoniste.
Riprendendo il nomignolo affibbiato all'area, poco fuori dalla pista ghiacciata, in cui le atlete (e gli atleti) attendono il verdetto dei giudici nel corso delle gare, Kiss and Cry racconta quindi la realtà del pattinaggio acrobatico. Una realtà fatta – così come il titolo, giocato sull'accostamento di opposti – tanto di gioia, vittorie e successi (i "baci"), quanto di "lacrime". Si piange quando si cade, ci si ferisce, si perde o si devono abbandonare i giochi, ma si piange – o meglio si dovrebbe forse farlo, dal momento che le ragazzine raccontate dalle due registe francesi sono ormai dure per l'abitudine – quando si viene spinti troppo oltre i propri limiti, quando l'allenatore usa insulti fisici come normali intercalari del discorso, quando la competizione si fa così aspra da sembrare odio, quando le pressioni della famiglia schiacciano qualsiasi volontà.
Descritto con sguardo documentaristico, tanto che a tratti è davvero difficile capire che si tratti di finzione, il mondo del pattinaggio tutto al femminile di Kiss and Cry è una giungla in cui i peggiori nemici sembrano essere le persone più care: Xavier è il coach spietato, incapace di empatia, che parla ai bambini come ad adulti stupidi; le compagne di squadra sono false amiche sempre pronte a rimpiazzarsi e prendere il posto l'una dell'altra nella scala al successo; le madri e i padri hanno ceduto il ruolo di educatori all'ossessione della vittoria.
Ed è tra tutto questo che il gruppo di quindicenni protagoniste – e in particolare Sarah – cercano di diventare grandi, fronteggiando, contemporaneamente a ciò, quei problemi adolescenziali di ogni tempo, come i primi amori e la voglia di libertà, e quei problemi adolescenziali propri invece del nuovo millennio, come i selfie erotici e la fuga di notizie in rete. Una serie di contrasti e antipodi che in fondo rendono la vita estremamente simile alla pista di ghiaccio e al kiss and cry. Vittorie e insuccessi che – questo il grande pregio di Mahieu e Pinell – non subiscono mai giudizi, quasi nell'idea che le ragazze possano crescere solo nella libertà dai preconcetti e dagli schematismi adulti.