A chi ama riflettere con una tazza di tè in mano, e si è talvolta chiesto da dove venga questa benefica sensazione di concentrazione e relax che se ne trae, consigliamo l’esperienza XR Sen, un grande successo di pubblico alla sezione Venice Immersive della Biennale Cinema 2023. L’utente prende parte a un rituale sedendo sul tatami della casa da tè Tai-an e tenendo in mano una ciotola Raku, entrambi tesori nazionali del Giappone. Nella penombra, dal liquido della tazza si sprigiona Sen, un timido spirito del tè che sperimenta l’ambiente attorno a lui e incontra altri piccoli spiriti da cui trae gioia; questo mondo incantato ci avvolge e ci fa sentire parte di un tutto invisibile, finché un incendio distrugge il tessuto di luce che si è creato, e Sen, che aveva preso il volo, ricade nella tazza del tè, dissolvendosi in schegge luminose sciolte nell’universo.
Niente più di questo, dunque, in un’opera che tuttavia lavora in modo intelligente sulla connessione fra reale e virtuale, sui nessi affettivi fra il mondo finto e quello vero, o se vogliamo, su forme di avatarizzazione non tradizionali, non mimetiche ma esistenziali (“indessicali” si dice in semiotichese). Tutto si basa sul fatto che Sen è vivo, e la sua vita è la nostra: gli viene trasfusa da un bracciale che rileva il nostro battito cardiaco e glielo trasmette; così l’utente fa l’esperienza tenendo letteralmente in mano il proprio cuore, e vedendolo vivere fuori da sé.
Sen vuol dire migliaia, un numero che evoca l’infinito, e nelle intenzioni dell’autore – il 36enne di Tokyo Kesiuke Itoh che lavora dal 2018 con le XR – rinvia alle numerose forme di vita dell’universo, di cui la nostra è solo un pallido riflesso. Ma nello stesso tempo l’opera ci spinge a contemplare proprio la nostra parabola di individui, in tutto il suo patetismo di gioie improvvise e delusioni, di rinascite e morti. In trasparenza si vedono altri fili che escono da altre tazze intorno a noi, altri Sen a cui ci sentiamo, in effetti, congiunti; l’esperienza è infatti disegnata per piccoli gruppi, va condivisa anche se non sono previste forme di interazione. Il rito di cui ci invita a prendere parte è in ultima analisi quello sotteso a tutta la logica del virtuale: la nostra dematerializzazione e trasformazione in creature virtuali, che ci viene suggerita con particolare grazia e in una chiave spiritualista oggi insolita, ma in realtà ben radicata nel pensiero dei pionieri della VR.
Sen di Keisuke Itoh (15’, Giappone)