Adolescente della generazione peggiore di sempre, i “millennials”. Sul comodino un Henry Miller glossato dal padre prima ancora che pensasse a una progenie; la sera prima Il fascino discreto della borghesia; la sera dopo, quindici anni più indietro, Il settimo Sigillo. L’Internet del 2009, del resto, pullula di liste di imperdibili. C’è una scacchiera, pare. Quella vista e nominata ovunque, dalle sitcom, ai cartoni a puntate. Una scacchiera e uno strano tipo incappucciato su una spiaggia a simboleggiare la Morte. Ma non era una nera signora? «Non parlano mai, nei film di Bergman», dicono i commenti. «Sono lunghissimi, impenetrabili come il Nord da cui provengono, una noia». Il dvd al noleggio gira e con lui una lunga (ma non tanto come si vociferava) serie di rimandi e iconografie medievali: saltimbanchi, locande, danze macabre, cavalieri, fede. Quando arriva la parte silenziosa e noiosa? Questa morte è pure spiritosa, mentre irride la sua “preda” segando l’albero su cui siede. Non sarà che le liste di imperdibili se le sono perse proprio quelli che commentano? Me lo segno, questo Bergman. Ci tornerò su.