Concorso

The History of Sound di Oliver Hermanus

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Boston, 1917. In un locale notturno frequentato dagli studenti del New England Conservatory of Music, Lionel (Paul Mescal) è seduto a un tavolino con dei compagni. Il suo orecchio però è rapito da una canzone folk suonata al pianoforte da David (Josh O’Connor). Lionel si alza, si approccia al piano e scambia due chiacchiere con David. In pochi attimi si intuisce una sintonia, che si manifesta in un duetto musicale improvvisato: con naturalezza i due suonano, cantano, bevono, fumano, dialogano, passeggiano per poi finire subito a letto insieme. Al risveglio David è scomparso lasciando però un biglietto con la proposta di un appuntamento per il sabato successivo. Lionel e David sono anime gemelle, pur provenendo da contesti diversi: il primo è cresciuto nelle distese rurali del Kentucky, con un dono musicale innato, sinestetico, quasi mistico, coltivato accompagnando le sviolinate notturne del padre sotto il portico della loro fattoria, il secondo è cresciuto in una famiglia benestante di Newport e il suo rapporto con la musica è più legato a una passione culturale, che lo porterà prevedibilmente sulla strada dell’insegnamento.

A conti fatti David ama il folk, mentre Lionel è il folk. A separare gli amanti ci pensa l’entrata in guerra degli Stati Uniti: David parte per il fronte e di lui si perdono le tracce fino a quando, due anni più tardi una lettera di David convoca Lionel alla stazione ferroviaria di Augusta. Tornato dalla guerra, David vuole attraversare il Maine alla ricerca di canzoni popolari da registrare su dei cilindri di cera: un vero e proprio viaggio di scoperta etnomusicale che ricorda il lavoro che avrebbe fatto Alan Lomax nel sud degli Stati Uniti a partire dagli anni Trenta. E per intraprendere quel viaggio David vuole Lionel accanto a sé.

Il loro sarà un percorso romantico e bucolico – immersi nella natura e affratellati dalla musica – ma che si rivelerà il preludio a una definitiva separazione. La musica li unisce ma la vita li divide, portando Lionel prima a casa e poi in giro per l’Europa e David alla prevedibile cattedra del conservatorio. Riusciranno i due amanti nascosti a ritrovarsi ancora, almeno nella celebrazione del ricordo?

Il sudafricano Oliver Hermanus – al secondo film girato lontano da casa dopo Living, il remake di Vivere di Akira Kurosawa sceneggiato da Kazuo Ishiguro – costruisce in The History of Sound una sorta di melodramma raffreddato, una storia d’amore che si afferma, esplode e finisce in tono minore, sommesso, senza scossoni o terremoti. La passione dei due protagonisti è sussurrata, costellata di empatie e silenzi, accompagnata dalla musica che entrambi amano e che fa da naturale colonna sonora al loro legame.

La critica americana ha più volte citato, per contrasto, Brokeback Mountain di Ang Lee: lì la passione improvvisa tra due cowboys immersa nelle terre montuose del Wyoming era bruciante, esplosiva; qui invece la tensione – emotiva, sessuale, lirica – sembra sempre depotenziata, scolorita, come frenata dalla scelta di un tono minimale. Anche due attori talentuosi come Mescal e O’Connor recitano fin troppo in sottrazione, rendendo impalpabile la forza dei sentimenti e sgonfiando la potenzialità empatica della storia, tratta dal racconto omonimo di Ben Shattuck, qui anche sceneggiatore.

Certo, ci sono dei momenti riusciti di estatico languore poetico, soprattutto durante il viaggio di coppia nei maestosi panorami del New England, ma l’andamento del film è fin troppo felpato e la narrazione sembra sempre arrancare fino a mostrarsi asettica, quasi narcotizzata. La ricostruzione storica è puntuale ma scolastica, l’attenzione antropologica alla materia musicale risulta fin troppo didascalica, la messa in scena è pulita ma convenzionale.

The History of Sound è un film consapevolmente trattenuto che finisce per essere silenziato, attutito, inerte. E anche il finale strappalacrime, che ha come protagonista l’anziano Lionel alle prese con i propri ricordi, suscita al massimo un’alzata distratta di sopracciglio, uno sbadiglio piuttosto che una sincera commozione.