Nella consueta cornice di un affollato teatro Strehler, si è svolta ieri sera (domenica 15) la cerimonia di premiazione del Milano Film Festival, giunto quest’anno alla sua diciottesima edizione. A fare gli onori di casa di questa interessante rassegna di film (corti e lunghi) provenienti da ogni parte del mondo, i direttori artistici Vincenzo Rossini e Alessandro Beretta, supportati dall'impresa culturale Esterni, organizzatrice della manifestazione, e dal nutrito staff di giovani selezionatori, traduttori, volontari.
Durante dieci giorni di proiezioni, dibattiti e workshop, il MFF2013 ha ridisegnato gli spazi culturali della città (ampio il network di sale e teatri, dalla Triennale allo Spazio Oberdan, dal Teatro Studio all’Auditorium San Fedele), offrendo molte opere prime, seconde e tantissime anteprime italiane ed europee (il fiore all’occhiello è stato Closed Curtain di Jafar Panahi, il regista iraniano privato della libertà dal regime di Teheran).
Dopo cinque anni consecutivi, stavolta il Ministero dei Beni Culturali ha negato il suo contributo (forse l’immancabile “spending review”?), nonostante «il nostro sia uno dei pochissimi festival in tutta Europa a godere dell’appoggio della Ue» ha precisato Beniamino Saibene, presidente onoraio di Esterni. La crisi è stata superata con le idee, come quella di chiedere ai cittadini milanesi, con l’iniziativa “Adotta un regista”, di ospitare a casa propria giovani cineasti thailandesi, messicani, ungheresi... chiamati dal MFF a presentare le proprie opere.
La Giuria del 18° Milano Film Festival, composta da Davy Chou (regista e produttore), Anna Henckel-Donnersmarck (programmatrice della Berlinale), Cosimo Terlizzi (regista italiano) ha decretato vincitore del concorso lungometraggi Les rencontres dʼaprès minuit di Yann Gonzalez, una fiaba in bilico tra Buñuel e oniriche atmosfere softcore, già passato alla “Semaine de la critique” di Cannes 2013. Il regista, classe 1977 e al suo esordio, ha ritirato il premio visibilmente commosso, sorpreso per la decisione “crazy” della giuria.
In piena sintonia con i tempi – e a rimarcare il bisogno degli italiani di cambiare davvero aria – la menzione speciale della giuria è andata a Mirage à l’italienne di Alessandra Celesia (vincitore anche del Premio Aprile della commissione selezionatrice), docu-film che racconta cinque personaggi, la loro vita quotidiana e la speranza di un lavoro in Alaska. Il premio per il miglior corto è andato invece a Pequeño bloque de cemento con pelo alborotado conteniendo el mar di Jorge Lopez Navarrete, “per l'originale riuso del simbolico legato all’esistenza delle bestie (umane), intorno a cui si muove l'immobile panorama del mondo, vissuto o sognato”. Menzione Speciale a Chigger ale di Fanta Ananas.
Come capita spesso, il pubblico ha fatto scelte diverse rispetto alla giuria: il premio al miglior lungometraggio (quest’anno votato attaverso l’app ufficiale del festival) è andato a Grzeli nateli dgeebi (In Bloom) di Nana Ekvtimishvili e Simon Gross, mentre il cortometraggio d’animazione vincitore è stato decretato Rabbit and Deer di Peter Vácz (meravigliosa e poetica riflessione sulla forza dell’amicizia tra un coniglio e un cervo che lottano e alla fine trionfano sulla loro “costretta” bidimensionalità).