Gigi a Nespello di Alberto Valtellina

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Dal Trento Film Festival (cinema e culture di montagna) arriva Gigi a Nespello, documentario basato sull’assunto che il suo regista nonché voce narrante, Alberto Valtellina, accetti, dopo varie insistenze, di seguire sul campo Gigi Brozzoni, esperto sommelier coautore della Guida Oro Vini di Veronelli, nel suo tentativo di indagare su un fatto di cronaca accaduto quando lui aveva otto anni; un tentativo vano dal momento che la ricerca non porterà a granché, limitandosi a seminare indizi e a metterci in contatto con persone e realtà diverse, e il film, che ha la forma del thriller (interessante ed efficace, in questo senso, la colonna sonora di Alessandro Adelio Rossi, che sottende in modo pervasivo tutta l’opera), si rivelerà alla fine essere un documentario sullo spopolamento delle alte valli montane (nella fattispecie, quello delle valli Serina e Brembana dopo gli anni ‘60) e sulle ragioni di esso, diverse probabilmente da quella che Gigi ipotizza come primaria, la morte (il suicidio?) di Giancarlo Noris, anni dodici, nel dicembre del 1957.

Ma andiamo con ordine. Il 30 dicembre 1957 un ragazzino di dodici anni, sparito tre giorni prima, viene trovato morto poco distante da casa, impiccato ad un albero. Il caso viene subito archiviato come un suicidio, nonostante la giovane età del ragazzo, e nessuno vuole parlarne; i giornali locali stessi non si diffondono troppo sull’argomento, insinuando però, uno dei due, che il ragazzo fosse scappato da casa perché non voleva tornare in collegio, il Botta di Milano, come già aveva fatto, insieme a un compagno, nei giorni di festa della Pasqua precedente. Natale e Pasqua. E qui al cinefilo si aprono innumerevoli file mentali, I 400 colpi, La mala educación, Twin Peaks e, soprattutto, i recenti L’uomo nel bosco e Sotto le foglie, per il senso sottile di mistero che caratterizza queste narrazioni; senza contare il fatto che il ragazzo era stato adottato, e che il suicidio, al tempo, voleva dire colpa, per cui il cadavere della persona veniva portato in chiesa in forma privata, senza quindi un funerale pubblico, per l’«assoluzione», con il suono di una sola campana, prima di essere sepolto in un luogo appartato del cimitero. Colpa che, come sostiene Gigi, ha gravato su tutto il paese cioè sulla piccola comunità montana di Nespello, frazione di Costa Serina, su cui, a quanto sembra, lo spirito del ragazzo continuava ad aleggiare generando inquietudine nei residenti, che a poco a poco, complici anche altri motivi, se ne sono andati quasi tutti. O almeno questo è ciò che pensa Gigi, che interpreta la rimozione (ufficiale) del fatto come un negare qualcosa che provoca vergogna, tanto che la Chiesa locale ha spesso canonizzato persone del posto, e vi ha anche praticato degli esorcismi.

Per cui, alla ricerca di persone che conoscessero il ragazzino e la sua vicenda, Gigi si avventura in Val Serina a incontrare prima Roberto, appassionato di storia locale, che dopo aver visto come i giornali hanno trattato il fatto afferma che è stata la comunità, a far sì che questi si uccidesse; poi una giovane guida turistica della zona, con cui parla dell’immigrazione stagionale (in Francia e Svizzera, durante l’estate) che caratterizzava quel territorio prima del grande spopolamento; poi ancora il barista del paese, che gli mostra nomi e immagini della valle su vecchi libri turistici e lo indirizza verso Giuseppe Gentili, ex sindaco di Bracca e storico della Valle Serina; infine Livio, appassionato di storia locale, e il fratello Damiano, che è il (all’epoca) bambino che ha trovato per primo il corpo del ragazzo vicino a un sentiero, su cui è piantata una grande croce, a ricordo. E intanto sfilano le immagini della valle, della chiesetta bianca vicino a Nespello (e al luogo in cui è stato trovato il corpo), di ragazzi che arrampicano, di paesi oggi semideserti, di rari turisti estivi, di anziani che si divertono con il truco, il gioco di carte portato dagli emigranti tornati dall’Argentina. Per mostrare quanto belli siano quei posti, che Brozzoni, trasferitosi ancora bambino a Bergamo con la famiglia, frequentava ogni estate con i nonni, e quanto bello sarebbe se potessero ripopolarsi. Senza contare gli artisti: il già citato Rossi, ripreso nel suo studio a casa, con cane e gatto, mentre compone il sottofondo musicale del film, e il giovane violinista che introduce Gigi al suo docente di arti plastiche e pittoriche del liceo, Giovanni Bonaldi, convertitosi da poco all’ebraismo, che si diletta a interpretare in chiave mistico – esoterica le Scritture e che dipinge quadri che si ispirano a questi temi, inserendovi parole come “mistero” e “segreto”.

Per cui il film, come si diceva, “non va da nessuna parte” ma fa fare a noi spettatori un viaggio nei territori che rappresenta, con amore.