Ci sono moltissime inquadrature, in Barry Lyndon, che scrutano senza pudore lo sguardo del suo protagonista. Attonito, distante, quasi senza vita. Barry è un uomo scivoloso e distaccato: dietro la sua ostentata passionalità (chiarita da subito con un lancio di un bicchiere usato come guanto di sfida) si nasconde un vuoto, una resa continua al destino, una mediocrità esistenziale quasi patologica. Redmond Barry vive il suo tempo senza saperlo, senza capirlo, senza afferrarlo. Barry Lyndon è una sintesi perfetta del pensiero di Kubrick, che qui rovescia e modella i meccanismi del film storico fino a renderlo esemplare e contemporaneo, a renderlo pensiero concretissimo e dolente. Il pessimismo di fondo non trascolora mai in cinismo, si fa pura osservazione, descrive per immagini il senso intimo della Storia. Sì, perché dietro la perfezione formale, dietro le candele che illuminano fiocamente le vicende dei personaggi, dietro gli studi pittorici, dietro i pizzi e le acconciature si rivela un ragionamento feroce sull’abisso che separa uomini e tempo, individuo e Storia. Il Settecento di Kubrick non è il secolo dei lumi ma quello delle ombre: come un Candide alla rovescia, Barry attraversa guerre e salotti, matrimoni e lutti, amori e delusioni, ascese e cadute senza mai restarne modellato, senza vivere appieno alcuna emozione, senza mai essere, consapevolmente, un uomo del suo tempo. E per questo il suo sguardo assente rappresenta il cuore del film, la sua mise en abyme. Barry Lyndon annulla ogni suspense attraverso l'uso di una voce narrante che anticipa gli avvenimenti; cristallizza l'immagine attraverso uno stile fiammeggiante che a poco a poco svela verità e dannazioni; si fa osservazione purissima, con un distacco antiretorico che riflette l'infelicità senza redenzione di tutti i personaggi; non cede alle tentazioni lirico-nostalgiche (quanti assegni, simbolo di terrena concretezza, definiscono in questo film le relazioni umane!); disseziona, analizza, espone. Sulle note della Sarabande di Händel si srotolano i destini e le infelicità di un uomo mediocre e solo - distillato esangue di ogni uomo - perso davanti al peso inconoscibile e all'indifferenza feroce della Storia, distante e fredda come la Natura leopardiana delle Operette Morali. Barry Lyndon è un capolavoro lucido e funereo, imbellettato e seducente ma con un cuore nerissimo e disilluso. Un film che, miracolosamente, nelle parole di Enzo Ungari, "non domanda, risponde".