La vasta mole di studi sull’opera cinematografica di Stanley Kubrick rende quasi scontata la spiegazione della scelta di ricavare il film Dr. Strangelove - Or: How I Learned to Stop Worrying and Love the Bomb dal romanzo originale che lo scrittore di fantascienza Peter George aveva firmato con l’iniziale pseudonimo di Peter Bryant nel 1958, uscito in Inghilterra con il titolo Two Hours to Doom, negli Stati Uniti come Red Alert. Non sorprende, nella cornice kubrickiana, in cui tra libro e film si stabilisce un rapporto di ciclicità continua, che anche questo film, come avverrà quattro anni dopo con 2001: A Space Odissey (2001: Odissea nello spazio, 1968), ad opera dell’autore letterario medesimo, Bryant/George, come più tardi Clarke, sortisca una novellizzazione ad hoc, dal titolo omonimo. Corsi e ricorsi della storia del cinema kubrickiano, ma non solo, attraverso la pista indiziaria delle novellizzazioni d’autore. Uno dei fili conduttori di questa concatenazione di interessi, tra letteratura e cinema, riguarda l’interesse kubrickiano per le scimmie violente, fisiologiche incarnazioni di un’umanità sempre e comunque primordiale, specialmente sul fronte maschile. Ma se in 2001 l’elemento scimmiesco è palese nel segmento inaugurale, agisce d’anticipo, sottotraccia, a livello onomastico già in Dr. Strangelove attraverso la figura del Maggiore T.J. soprannominato appunto “King Kong”. Poiché è con la mega-scimmia entrata di diritto nell’immaginario collettivo, dunque riproducibile all’infinito, che Kubrick intende fare principalmente i conti.