È difficile e (per un cinefilo) doloroso spillare 10 titoli da una gloriosa filmografia di 46 interpretazioni. In tutti i lavori (qui abbiamo arbitrariamente escluso le sue regie, alcune notevoli), i suoi personaggi in qualche modo illuminano – ovviamente in maniera crescente - le storie di un cinema che parte radicato nei primissimi inquieti '60 (non accreditato in In punta di piedi, 1960) per arrivare al 2019 di Avengers: Endgame. Una star che ha coniugato una abbacinante presenza scenica a una sorta di moralità e dignità di attore e persona, persino quando il copione esigeva parti poco commendevoli come il pilota smargiasso (Lo spavaldo, 1970), il ladro (vedi il delizioso La pietra che scotta, 1972 ) o il miliardario seduttore (Proposta indecente, 1993).
BUTCH CASSIDY (1969) di George Roy Hill. Paul Newman e Robert Redford rivivono le avventure di due fuorilegge di fine vecchio west, rivisitato a tinte crepuscolari e comedy da un dotatissimo cineasta. Ovviamente la realtà storica differiva ma che importa? Elegia dell'amicizia virile, del ribellismo anarchico e Gocce di pioggia su di me. 4 gli Oscar (Sceneggiatura, Fotografia, Musiche di Burt Bacharach e canzone citata). Dimenticavo: il personaggio di Redford si chiamava “Sundance” Kid (e chi vuol capire ha capito).
CORVO ROSSO NON AVRAI IL MIO SCALPO (1972) di Sydney Pollack. Probabilmente il più bel western revisionista dell'epoca. Jeremiah Johnson (basato sull'autentico “mangiafegato” Johnson), schifato dalla guerra messico – statunitense, si rifugia sulle montagne rocciose, facendo il trapper. Si creerà un piccolo nucleo amicale-familiare e si batterà contro Piedi Neri e soprattutto Corvi, un conflitto raccontato con grande rispetto delle parti. Girato in Utah, co-sceneggiato da John Milius, semplicemente leggendario.
LA STANGATA (1973) di George Roy Hill. Squadra che vince non si cambia ed ecco il capolavoro che per qualcuno “istituzionolizzò” il new Cinema. 1936: per motivi diversi, l'apprendista mariuolo Johnny Hooker e il “re della truffa” Henry Gondorff vogliono vendicarsi del boss Doyle Lonnegan, gangster cattivo più di uno squalo. Architettano così un mega raggiro con tanto di ricevitoria finta di scommesse sui cavalli. Cast in stato di grazia (tra cui Robert Shaw e il magnifico Charles Durning, poliziotto corrotto). 7 Oscar e ritorno del ragtime di Scott Joplin.
TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE (1976) di Alan J. Pakula. Redford e Dustin Hoffman vestono bene i panni dei giornalisti, lustrandone l'allure “democratico”, infatti portano in scena i due cronisti del Washington Post, Bob Woodward e Carl Bernstein, che fecero scoppiare il Watergate affossando Nixon. Film fortemente voluto e commissionato da Redford e apprezzato (con riserve), fu il quarto incasso della stagione e fruttò 4 Oscar: al non protagonista Jason Robards (il direttore del quotidiano), alla sceneggiatura di William Goldman, alle scene e al sonoro.
BRUBAKER (1980) di Stuart Rosenberg. Anche le carceri abbisognavano di una robusta riforma. Dalla storia vera del criminologo Thomas Murton, l'appassionante tentativo di migliorare la vita di una prigione, ovvero Wakefield in Arkansas. Henry Brubaker inizialmente si infiltra come detenuto e poi comincia ad attuare il suo piano radicale. Rosenberg sostituì il rissoso (e più politico) Bob Rafelson e, più abile a trattare prison movies (Nick mano fredda), imbastì quello che resta uno dei più riusciti esempi di cinema di impegno Made in Usa.
IL MIGLIORE (1984) di Barry Levinson. Dal romanzo di Bernard Malamud, uno dei vertici della carriera di Redford, perfetto nei panni (mitici, a partire dalla creazione della sua mazza) di un campione di baseball. Ferito da una pistolettata proprio poco prima della sua affermazione, Roy Hobbs tornerà sul diamante nel 1939, 16 anni dopo, battitore per una scassatissima squadra e già sportivamente anziano. La porterà ai vertici, proprio come esigeva il destino. 4 Nomination agli Oscar, in un cast lussureggiante: Robert Duvall, Glenn Clouse, Kim Basinger.
LA MIA AFRICA (1985) di Sydney Pollack. Quasi magico il rapporto tra il regista e la star (citiamo qui en passant anche Questa ragazza è di tutti, Il cavaliere elettrico, Come eravamo, I tre giorni del condor, Havana, che avrebbero potuto essere compresi anche in questo elenco). E altrettanto magico il rapporto su schermo tra Redford e la protagonista Meryl Streep, dall'autobiografia di Karen Blixen. L'alchimia tra i due fece della esotica love story un enorme successo mondiale, trascinando il titolo a 11 candidature agli Oscar con sette vittorie.
L'UOMO CHE SUSSURRAVA AI CAVALLI (1998) di Robert Redford. Delle 9 dignitosissime opere del regista Robert Redfrord, questa è una delle poche interpretate anche da lui (altre due sono Leoni per agnelli e La regola del silenzio). Tom Booker è un cowboy “specializzato” nel curare cavalli traumatizzati. Viene ingaggiato per occuparsi di Pilgrim, purosangue rimasto scioccato per aver procurato un grave incidente alla sua padroncina Grace (Scarlett Johansson). Da un romanzo di Nicholas Evans, elegiaco e romantico.
ALL IS LOST- TUTTO E' PERDUTO (2013) di J.C. Chador. Un solo interprete e zero dialoghi. Eppure, dato che stiamo parlando di Robert Redford, incartapecorito ma ancora intenso, la storia tiene e non affonda come invece la sua imbarcazione. Di lui sappiamo poco, di certo qualcosa lo ha ferito e lo ha spinto a vagare solitario nell'Oceano Indiano. A causa di un urto interno lo scafo si rompe e imbarca acqua. Sarà dura battaglia per la sopravvivenza. Presentato a Cannes, di scarsi incassi, ottenne una sola candidatura agli Oscar per il montaggio sonoro.
TRUTH - IL PREZZO DELLA VERITÀ (2015) di James Vanderbilt. La storia di uno scoop, quello che Mary Mapes (Cate Blanchett) scoprì indagando su George W. Bush, imboscato per evitare il Vietnam. Però i tempi non sono più quelli del Watergate e a pagarne le conseguenze sarà anche il noto Dan Rather, ovviamente Redford. Quasi una sorta di amaro cerchio che si chiude. Non è più la stampa, bellezza! Un piccolo film distribuito in un numero limitato di copie che avrebbe nmeritto miglior sorte. Il regista da allora si limitò a sceneggiare e produrre.