Di mamma ce n’è una sola, parte terza. Lilly Dillon non è proprio cattiva: vive di truffe e lavora per un potente allibratore, e tuttavia tenta di portare sulla buona strada il figlio. Ma non ci riesce e così finisce per uccidere sia lui che la sua amante e complice. È uno scontro di “gentildonne” senza scrupoli, quello tra Anjelica Huston e Annette Bening in Rischiose abitudini, cupissimo noir tratto da Jim Thompson, diretto da Stephen Frears e prodotto da Scorsese. Vince di misura (o almeno salva la pelle, e i soldi) Anjelica, che già si era esercitata nel 1985 sotto la guida del padre John nella parte melliflua e infida di Maerose Prizzi, la finta sottomessa tessitrice di vendette di L’onore dei Prizzi.
Massaia corpulenta e priva di attrattive fisiche, sepolta senza svaghi in una fattoria del Colorado, accanita lettrice e fervida fan della serie di romanzi sull’eroina vittoriana Misery: ovvio che non resista al sequestro di persona quando le capita tra le mani l’autore dei libri, immobilizzato a causa di un incidente d’auto. Inquietante personificazione della protagonista del romanzo del 1987 di Stephen King, dietro la sua apparenza rassicurante Kathy Bates mette davvero paura, non solo quando maneggia il mazzuolo e il fucile, ma soprattutto quando guarda e accudisce amorevolmente la sua preda, in Misery non deve morire, diretto nel 1990 da Rob Reiner. Film angosciante e claustrofobico, vademecum per scrittori troppo vanitosi e fan troppo devoti.
Il giorno in cui Catherine Tramell accavallò le gambe in un commissariato di San Francisco ebbe in pugno tutto il distretto di polizia della città e Sharon Stone, semisconosciuta e sottopagata, divenne una star internazionale. Scena proverbiale di Basic Instinct, thriller ad alto tasso erotico e media suspense orchestrato da Paul Verhoeven con patinatura yuppie e ammicchi sado-maso. Michael Douglas (molto concupito dalle signore in carriera di quegli anni) è un po’ impacciato, ma Stone è una bomba, imperscrutabile creatura hitchcockiana, con biondo chignon e candido soprabito stile Madeleine-Kim Novak, che tiene un punteruolo da ghiaccio a portata di mano sotto il letto e può essere o non essere la spietata killer di maschi arrapati.
Coltellaccio da cucina, forbici, attizzatoio, automobile, cornetta di un telefono, cosciotto d’agnello: qualsiasi arma è buona per La signora Ammazzatutti, la geniale serial mom inventata dal re della provocazione scorretta John Waters, che offre a Kathleen Turner il perfetto coronamento della sua carriera. Dopo la sensuale assassina Matty di Brivido caldo (1981) di Lawrence Kasdan, la killer Irene dell’Onore dei Prizzi (1985) di Huston, l’irascibile Barbara della Guerra dei Roses (1989) di Danny DeVito, ecco l’esemplare casalinga middle class di Baltimora: filo di perle, abitino nero a pois, mezzo tacco, decisa a far piazza pulita di chiunque intacchi la perfezione della sua vita nei suburbs.