Trentanove ragazze e signore davvero cattive, che da protagoniste hanno segnato e in qualche maniera “alleviato” il nostro immaginario: non tutte belle, non necessariamente assassine, ma tutte, più o meno consciamente, gran tessitrici di trame, seduzioni e inganni. Per ragioni di spazio la lista non comprende personaggi di horror, fantascienza e fantasy (con l’unica eccezione della perfida “basica”, la Regina Grimilde di Biancaneve), come le pazze dichiarate, o le (troppe) antagoniste assatanate di James Bond. Eliminate anche tutte le“brave cattive ragazze” alla Gilda e quelle che agiscono in base a solide motivazioni, vendetta, amore, trauma, tradimento, o che in qualche maniera si redimono, resta comunque foltissima la schiera di signore che, con l’etichetta di belle dame sans merci-femme fatale-dark lady, dall’avvento del sonoro ha percorso il cinema del 900 (con alcune puntate nel terzo millennio). Molti i nomi sacrificati, a malincuore. Ma la lista, cronologica, illumina anche i mutamenti nella percezione della perfidia femminile. NB.: molti dei personaggi che seguono sono stati immaginati e scritti da donne.
Tra residue ombre espressioniste e incombenti incubi nazisti, sulle gambe sapientemente scoperte dalle calze nere con giarrettiere, si fa strada la star spudorata della bettola L’angelo azzurro, inventata da Heinrich Mann nel 1905 e portata a trionfo mondiale da Sternberg (già calato nei masochistici panni del professor Rath) e da Marlene Dietrich: in piedi coi pugni sui fianchi, seduta su una botte o a cavalcioni su una sedia, pagliaccetto, cilindro o cappello a larghe rese, lustrini sugli abiti di scena succinti e un po’ poveracci della Repubblica di Weimar, canta con voce roca e occhi sfrontati «Ich bin die fesche Lola» (sono la sexy Lola), ma anche «Da capo a piedi sono fatta per l’amore» di Frederick Hollander. Mai più così amorale, distratta, impudica, nemmeno come fedifraga signora da casa di appuntamenti (Angelo) o spia (Disonorata)
La seduttrice per antonomasia, gettonatissima. Creata nel 1898 da Pierre Louÿs nel romanzo La donna e il burattino, sigaraia come Carmen (altro pericoloso soggetto) nel ’20 con Geraldine Farrar, Femmina perversa ma anche ingenua con Bardot nel ’59, sdoppiata tra Carole Bouquet e Angela Molina in surreal-onirico oscuro oggetto del desiderio nel ’77 da Buñuel, al massimo fulgore nel ’35: ancora Marlene&Sternberg, tra autentici lussi hollywoodiani. Dopo sei film insieme, lei si concede al cinismo; mentre lui, che forse la odia, le cuce addosso il ritratto più feroce, eppure non dispera che possa tornare dal suo antico amante.
Diciamocelo: lo specchio, specchio delle mie brame doveva essere distratto, o ipovedente, o di umore particolarmente dispettoso quel giorno, per rispondere alla Regina Grimilde «Al mondo c’è una fanciulla assai più bella di te!». Perché Grimilde, in viola e nero, magnetici occhi verdi e zigomi alti, batte in bellezza qualsiasi gentile principessa disneyana, a partire dall’antagonista Biancaneve, fanciulla sexy-pacioccona. Il problema è che è una narcisista ossessiva e di cattivo, cattivissimo carattere, pronta a tutto, stregonerie e omicidi compresi. Ma presenza scenica straordinaria, tanto che la compagnia modellò su di lei l’altra vanitosa, malefica dominatrice: Cruella De Vil, capigliatura bianco/nera e sommo disprezzo per la causa animalista, nata nel 1956 dalla penna di Dodie Smith, disegnata alla Disney nel 1961, infine live: Glenn Close nel 2000, Emma Stone oggi.