Concorso

March to May di Martin Pavol Repka

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Tra i motivi per cui Da marzo a maggio è stato scelto per partecipare al concorso di questo Bergamo Film Meeting potrebbe anche esserci che il regista e sceneggiatore Martin Pavol Repka (30 anni; un episodio nel 2024 del documentario televisivo Proudy) ha dichiarato di essersi ispirato al cinema di Ermanno Olmi (quello più appartato e meno commerciale). Del resto lo si vede chiaramente: una storia intima, il ritratto di una famiglia ancora molto unita (ma prima o poi i “cuccioli” spiccheranno il volo perché stanno crescendo) in un villaggio nella campagna slovacca (peraltro il film è di produzione Ceka).

In realtà qualcosa succede, anzi è già successa: moglie Romana e marito alla loro non più verde età sono in attesa di un quarto figlio. Come dirlo agli altri tre? “Io lo dico a Elias” dice l'uomo di casa “tu dillo a Misa e Betka”. “Elias (il maschio e ancor adolescente, n.d.r.) potrebbe arrabbiarsi o ridere di noi” “Perché ridere?” “Perché siam vecchi”. In realtà il fatto e la sua notizia muterà senz'altro i rapporti interni del nucleo familiare, modificandone un pochino il sereno tran tran.

Ecco, in questo breve dialogo si concentra e si può capire il carattere di questo delicato affresco familiare, dove quel che unisce è molto di più di quello che divide mentre si dipana la serie di gesti quotidiani, dialoghi e tenerezze... Elias che si allena con lo skateboard sotto lo sguardo della sorella maggiore, i tre fratelli che, in tarda serata, cucinano sul prato delle patate sul fuoco e intanto si confrontano le dita dei piedi, con gli alluci “totalmente storti” che sono anche il segno della loro identità e fratellanza.

Mondo piccolo ma che rivela con garbo e poca prosopopea, come si intuisce, principi e valori forti, europei persino. Infatti è piaciuto così tanto al Festival Internazionale di Karlovy Vary da guadagnarsi una menzione speciale da parte della Giuria. Un'altra caratteristica “olmiana” è poi il fatto che i cinque interpreti, nella loro spontaneità e naturalezza, sono tutti poco conosciuti o addirittura dilettanti, a parte la madre Romana, interpretata dalla slovacca Zuzana Fialova, diplomata alla Academy of Performing Arts di Bratislava – è anche un'ottima ballerina – e con 18 titoli in curriculum tra cui Il caso dell'infedele Klara (2009) di Roberto Faenza.

Come si intuisce anche da questa recensione, non si devono cercare quindi in March to May drammatizzazioni o scene d'azione inevitabilmente enfatizzate, come promette e promuove ogni fiction che si rispetti. Piuttosto una sorta di lezione di vita che ha il respiro e la cadenza dei mesi che si susseguono, avanti lentamente ma con ineluttabile serenità. E questo, intossicati come siamo di immagini convulse in lotta tra loro per rimanere impresse nella retina, è come farsi una pausa bevendo un bicchiere di depurativa acqua detox menta, zenzero e limone.