Nato a New York nel 1947, Eugène Green decide di lasciare gli Stati Uniti - che nei suoi scritti chiama "Barbaria", non pronunciandone mai il nome - per l'Europa. Stabilitosi in Francia alla fine degli anni Sessanta, fonda il Théâtre de la Sapience, una compagnia di teatro barocco. Il suo debutto cinematografico risale fine degli anni Novanta con la regia di Toutes les nuits (uscito però solo nel 2001), ispirato a L’educazione sentimentale di Flaubert, a cui seguono molti film tra cui Le nom du feu, Le Monde vivant e soprattutto Le Pont des Arts, considerato la sua opera più nota. Nel 2014 realizza tra Svizzera, Italia e Francia il film La Sapienza, in concorso al Festival di Locarno (distribuito in Italia da La Sarraz Pictures). Anche scrittore, dal 2008 Green ha pubblicato diversi romanzi tra cui La reconstruction, La bataille de Roncevaux, Un conte du Graal, La communauté universelle e Les atticistes.
Artista geniale, di straordinaria cultura e ironia, Green ha saputo sorprenderci anche nelle risposte a questa nostra rubrica, creando giochi di parole poliglotti caratteristici del suo stile (e del suo essere), che ci rendono necessaria una breve premessa. Egli considera orribile il termine “movie” (dalla radice di "move", muovere) utilizzato dai "Barbari", gli abitanti di "Barbaria", pertanto ci ha chiesto di mantenere la sua singolare definizione movendetto barbaro per definire il cinema proveniente da quella nazione. Inoltre, come vi accorgerete, egli modifica umoristicamente anche i titoli e i nomi di alcuni registi di provenienza barbara.
E i film che l'hanno segnato sono...
Il primo film che ricordi...
Da bambino, ho visto senz’altro alcuni movendetti barbari, per esempio quelli di Ualt Diseny, di cui, per fortuna, non ricordo nulla. L’unico movendetto barbaro di quell’epoca che mi è rimasto impresso nella memoria è la commedia musicale Il re ed io, forse perché mi appassionava la musica, e poi mi piaceva imitare Yul Brynner. Ma il primo vero film di cui mi ricordo, e che è una delle esperienze fondanti della mia vita, è stato senz'altro La dolce vita di Fellini. Avevo tredici anni ed era molto strano perché i miei genitori non erano cinefili, ma sono stati loro che mi hanno portato a vedere il film, quasi tre ore in italiano, con sottotitoli in lingua barbara. È stata veramente un’epifania, perché ho scoperto cos'era davvero il cinema!
Il film che ha angosciato la tua infanzia...
Da bambino, non mi ricordo di aver visto un film angosciante, ma all'età di dodici o tredici anni ho visto Psicosi di Alfredo Issacazzo. Mi ha angosciato per parecchi anni.
Il film che ti ha dato una mano a corteggiare una ragazza...
Francamente, non mi piace utilizzare il cinema per la mia vita affettiva.
Il film che bisognerebbe spedire nello spazio per testimoniare la nostra esistenza terrestre...
Non mi viene in mente una risposta precisa. Posso solo dire con certezza che non sarebbe un movendetto barbaro.
Il film che ti ha fatto innamorare di un attore/attrice...
Sono rimasto affascinato da Monica Vitti, che ho visto a sedici anni per la prima volta. E l'incanto continua...
Il film che ti fa venire voglia di venire in Italia...
Sempre La dolce vita.
Il film che ti ha fatto venire voglia di fare questo mestiere...
A sedici anni, mentre guardavo Deserto rosso di Antonioni, mi sono detto che dovevo assolutamente realizzare dei film. È stata un’epifania.
Il film che ti ha fatto piangere dal ridere...
Non ho ricordi in proposito. In genere apprezzo di più un umorismo che mi fa sorridere, come i film di Rohmer.
Il film che ti dà un senso di libertà...
Forse Blow-up di Antonioni, perché esprime un’idea del mistero della vita che è la mia, ma che il nostro mondo rifiuta.
Il film che ti fa emozionare tutte le volte che lo guardi...
Quasi tutti i film di Ozu, come Storia di erbe fluttuanti o Capriccio passeggero.
Il film che avresti voluto girare tu...
Io sono troppo particolare e stimo troppo i grandi registi per pensare di girare uno dei loro film.
Il film con la scena più erotica che hai mai visto…
A tredici anni mi ha molto impressionato la scena della fontana di Trevi in La dolce vita. In generale, Fellini è stato un maestro dell’erotismo, di tutti i generi, raffinato e volgare, perché mostrava solo quel tanto per sollecitare l’immaginazione dello spettatore. Oggi le scene che si spacciano per erotiche sono piuttosto lezioni di zoologia.
Il film che ti sembra ingiustamente sottovalutato...
Nella filmografia di Fellini ho sempre ritenuto un capolavoro Giulietta degli spiriti che, tuttavia, è stato poco apprezzato quando è uscito. Ritengo che anche Fellini - Satyricon sia un altro tra i suoi film più belli, anche se non è opinione largamente condivisa. C’è anche un film del regista portoghese José Álvaro Morais, O’Bobo, che è poco conosciuto fuori dal Portogallo, ma che per me è un film molto importante.
Il film che ti ha convinto a vivere in Francia...
Quando avevo diciannove anni ho visto il primo film di Bresson Il diario di un curato di campagna. Ho sentito subito che era un regista molto legato alla cultura francese... e il “padre spirituale” che avevo sempre cercato.