Francese, è stato direttore presso L’École des hautes études di Parigi ed è tra i pensatori più significativi dell'antropologia contemporanea.
Africanista di formazione, si occupa in seguito di un’antropologia dei mondi contemporanei e della dimensione globale e cosmopolita che accomuna i popoli coloniali e l’Occidente. Famosa è la sua teoria dei "nonluoghi", cioè quegli spazi estranianti e deculturalizzati della nostra attualità, siti dell'anonimato frequentati da individui simili e sempre più soli (Nonluoghi. Introduzione a un'antropologia della surmodernità, Elèuthera, 1993). Il suo ultimo libro, Il tempo senza età. La vecchiaia non esiste (Cortina Editore, 2014), è una riflessione controcorrente sul tempo che passa di straordinaria delicatezza e vivacità intellettuale.
Però, noi cinefili confessiamo di esserci innamorati follemente di Casablanca (Bollati Boringhieri Edizioni, 2008), un piccolo volumetto che si legge tutto d'un fiato. Ripercorrendo le mitiche immagini del vecchio film, Augé analizza i misteriosi meccanismi della memoria attraverso il "montaggio" dei suoi ricordi e, soprattutto, ci rivela il suo immenso, appassionato, travolgente amore per il cinema.
E i film che l'hanno segnato sono:
Il primo film che ricordi...
L'amore e il diavolo di Marcel Carné, con Jules Berry (il diavolo) la cui voce sardonica mi gelava dal terrore. Va detto che, per essere la mia prima volta, lo spaesamento era totale: il cinema, certamente, ma anche una dislocazione temporale (il Medioevo), il soprannaturale (le furie infernali) e una prima forma di educazione sentimentale (una storia d'amore). Ho visto il film con la mia famiglia alla sua uscita in sala, quindi nel 1942. Avevo sette anni e questa mia prima esperienza, sebbene quasi traumatica, mi ha donato assai presto e per sempre la passione per il cinema.
Il film che ti impedisce di dormire la notte...
Lo stesso di prima e per le stesse regioni. Di fronte al diavolo dalla voce sghignazzante non avevo nessuna difesa. Accedere a un altro mondo, quello della sala buia, incontrando Jules Berry, è stata un'iniziazione che mi ha messo a dura prova. Sento ancora nelle orecchie la sua voce. Solo più tardi ho percepito l'umorismo che accompagnava le sue tonalità trascinanti e la forma di seduzione che potevano esercitare. Ma mai, assolutamente, dimenticherò l'orrore fascinoso che mi ispirava la sua voce quando interpretava il diavolo.
Il film che bisognerebbe mandare nello spazio per testimoniare la nostra esistenza...
2001: Odissea nello spazio per mostrare ad altri abitanti dello spazio che siamo alla loro ricerca, anche se noi siamo appena all'esplorazione della periferia più attigua. Inoltre riceverebbero un bel saggio di musica sinfonica.
Il film che ti ha fatto innamorare del suo attore/attrice...
Io mi innamoro facilmente delle attrici di cinema. Credo di aver guardato Audrey Hepburn in Vacanze romane con gli stessi occhi di Gregory Peck. Avevo appena diciotto anni all'uscita del film e lo charme della giovane ragazza ingenua mi affascinava. Successivamente ho rivisto il film più volte. Non è invecchiato, è sempre fresco e allegro. Io sono invecchiato ma questo film mi restituisce immediatamente il sapore delle mie emozioni passate. Certi miracoli, mi sembra, succedono una volta soltanto. Anche se delle attrici rimangono seducenti e talentuose, il viso di cui ci si innamora resta legato a un film in particolare - forse al primo incontro?
Il film che ti ha fatto venir voglia di fare le valigie e partire per l'altro capo del mondo...
Quando ero giovane, i film di Tarzan nei quali recitava Johnny Weissmuller. Ne avevo visti diversi dopo la guerra e mi hanno dato un'immagine dell'Africa certo caricaturale, ma affascinante. Per me era il continente dell'avventura. Tarzan non ha suscitato la mia vocazione d'africanista, ma ha certamente significato qualcosa nella mia passione per i viaggi.
Il film che ti ha fatto più divertire...
Brian di Nazareth dei Monty Python, specialmente per il finale con i crocifissi che cantano Always Look on the Bright Side of Life (“Guarda sempre il lato allegro della vita”). Il suo sapore amabilmente sacrilego è portatore di speranza. Finché ci saranno degli uomini capaci di ridere dei riti sacri, possiamo ben sperare. Questa scena finale è esilarante e mi fa gioire l'anima.
Il film che hai visto con il tuo primo amore...
Non mi viene in mente niente... senza dubbio perché sono troppo innamorato delle eroine dei film. Quando ero molto giovane, mi sono innamorato pazzo di un'attrice che si chiamava Dany Robin.
Il film che ti sembra ingiustamente sottovalutato...
Tempo di divertimento, 1967, di Jacques Tati. Un film magnificamente profetico, una satira avanguardistica della globalizzazione, dell'urbanizzazione planetaria, della società dei consumi. Quasi quarant'anni prima di Lost in Translation - L'amore tradotto di Sofia Coppola, rappresentava l'espressione derisoria, triste e sorridente insieme dei nuovi volti della solitudine.
Il film che ti fa venire voglia di cantare...
Le vacanze di Monsieur Hulot di Jacques Tati. La mescolanza di umorismo e malinconia che rende il film incantevole è ben espresso e rafforzato dalla melodia della canzone Quel temps fait-il à Paris?. Essa esprime la sottile nostalgia delle vacanze da adolescenti e oggi la nostalgia di quella nostalgia, ma sia l'una che l'altra sono delle nostalgie felici e rivedere questo film è sempre una pura gioia.
Il film che ti fa versare fiumi di lacrime a ogni visione...
Casablanca, a causa delle sue scene mitiche: l'attesa di Humphrey Bogart alla stazione e soprattutto le "apparizioni" di Ingrid Bergman, all'entrata del ristorante di Rick o nei chiaroscuri della sua camera. E anche a causa dello straordinario motivo musicale suonato da Sam, As Time Goes By. Mi si inumidiscono gli occhi con facilità al cinema e il fatto di aver già visto il film più volte paradossalmente aggiunge dell'emozione: gli dona la qualità di un ricordo intimo.
Il film che ti fa venire voglia di ritornare in Italia...
Vari film, vari registi e vari attori italiani mi fanno venire questa voglia. Dovendo fare una scelta direi C'eravamo tanto amati di Ettore Scola. E in questo caso penso meno alla bellezza dei paesaggi e più alle qualità miscelate d'intelletto e di sensibilità che testimoniano i personaggi e i loro attori. Intelligenza e sensibilità che appartengono, a dire il vero, a certi miei amici italiani.
Il film che ti dona delle ali...
Forse La donna che visse due volte per tutta la sua prima parte e il lacerante fascino che esercita a distanza la silhouette di Kim Novak su James Stewart. Sarebbe stato bello avere delle ali per scongiurare la fine tragica della seconda parte e prendere il volo come Batman con Kim tra le braccia.
Il film che ti farebbe scrivere un altro libro come Casablanca...
Acque del sud, 1944. Per provare a immaginare cosa avrebbe potuto essere ciò che si percepisce attraverso le immagini del film: la nascita di una passione amorosa e la parte d'improvvisazione che permette agli attori. “Just Whistle”: Lauren Bacall non è mai stata così seducente come in questo film.
(si ringraziano Grazia Santoro e Paolo Matteo Maggioni)