Andrew Anastasios e Meaghan Wilson-Anastasios sono archeologi, scrittori, sceneggiatori (e Meaghan insegna anche all'Università di Melbourne). Si sono incontrati in Turchia, sono convolati a nozze e hanno due figli. Persone estremamente poliedriche e curiose verso ogni aspetto della vita umana, sono, tra l'altro, gli autori del romanzo The Water Diviner (Piemme Edizioni) da cui è stato realizzato il film omonimo, esordio alla regia di Russell Crowe, per cui Andrew ha collaborato alla sceneggiatura e Meaghan alle ricerche storiche.
Andrew e Meaghan hanno risposto alle domande separatamente, senza conoscere le risposte l'uno dell'altra, in alcuni casi sorprendentemente simili, a riprova della loro incredibile sintonia e sinergia di lavoro.
E i film che li hanno segnati sono...
Il primo film che ricordi…
Andrew: I miei primi ricordi risalgono alle matinée del sabato in un vecchio teatro di Wangaratta, una piccola cittadina dello stato australiano di Victoria dove vivevo da piccolo. Venivano proiettati tutti i classici per ragazzi della fine Anni Sessanta e primi Anni Settanta, come Un maggiolino tutto matto, Peter Pan e Fantasia, ma il mio film preferito era La grande corsa con Tony Curtis, Jack Lemmon e Natalie Wood. C’è la più grande battaglia di torte mai girata!
Meaghan: “Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana…”. Guerre stellari! Mio padre mi aveva portato a vedere il film in una grande e vecchia sala di Melbourne e, per molti mesi, sono stata ossessionata dall’idea di costruirmi una mia spada laser. Inutile dire che la mia sperimentazione non era andata oltre una torcia attaccata a un pezzo di plastica. Nello stesso periodo mi ero fissata sulle pantofole color rosso rubino di Dorothy, viste in Il mago di Oz. “Nessun posto è bello come casa mia… Nessun posto è bello come casa mia”. Pantofole rosse e una spada laser: chi ha mai detto che l’infanzia ha un senso?
Il film che bisognerebbe mandare nello spazio per testimoniare la nostra esistenza…
A: Solo uno - Apocalypse Now - per mostrare la nostra propensione alla malvagità, all’ambizione, alla compassione, all’adulazione, all’autolesionismo, alla bellezza e alla violenza. Umanità in un guscio di noce. Se gli alieni stessero pensando di invaderci, questo film li farebbe riflettere due volte. Se siamo disposti a bombardare col napalm i nostri simili, figurarsi cosa potremmo fare loro.
M: Se potessimo mostrare la nostra anima collettiva all’universo, nel bene e nel male, allora credo che Apocalypse Now sarebbe perfetto, perché dipinge un ritratto ferocemente schietto della razza umana. Una cosa è certa: qualsiasi razza, dotata di intelletto, esistente oltre i confini del nostro universo, deciderebbe di stare lontana da noi. Ma per testimoniare la fragilità, l’assurdità, la bellezza della vita e la persistenza dell’amore, vorrei aggiungere The Tree of Life di Terrence Malick, Il cacciatore di Michael Cimino e il Romeo e Giulietta di Zeffirelli. Dovremmo anche inserire una selezione dei film dei Monty Python per testimoniare l’amore dell’umanità per l’assurdo.
Il film che ti ha fatto innamorare del/la suo/a protagonista…
A: Da ragazzino volevo essere tutti i leader eroici: Clint in Il buono, il brutto, il cattivo, John Wayne in Il Grinta, Bogie in Casablanca, Sly in Rocky, Harrison in I predatori dell’arca perduta e Mel in Interceptor – Il guerriero della strada. Ma non ho avuto un’esperienza di amore cinematografico fino a quando i miei occhi non si sono posati su Sophia Loren in Il ragazzo sul delfino. Era il suo primo ruolo in lingua inglese, ma il film non aveva nulla a che fare con il motivo per cui un ragazzino poteva innamorarsene. Mamma mia!
M: Han Solo in Guerre stellari. Indiana Jones in Indiana Jones e il tempio maledetto. Il “Dude” in American Graffiti (sì, lo so che il nome del suo personaggio era Bob Falfa, ma è solo che mi faceva pensare all’erba medica (alfalfa), che non era affatto romantica, così, per me, lui era sempre “Dude”). Ci ritrovate un filo conduttore in questi film? Sì: Harrison Ford. Al meglio della sua boria, esuberanza, imprudenza.
4) Il film che ti ha fatto venire voglia di fare le valigie e partire per l'altro capo del mondo…
A: Le grand bleu di Luc Besson mi ha fatto prendere un aereo per le isole greche e persino ora, quando sono nelle acque del Mediterraneo, l’ossessionante e bellissimo tema musicale di Eric Serra risuona nella mia mente. Anche Lawrence d’Arabia ha dato il via alla mia ossessione per il Medio Oriente, i Paesi asiatici e l’Impero Ottomano. Ho passato gran parte della mia età adulta in quella parte del mondo e cerco sempre di trovare qualche scusa per tornarci.
M: Il mio primo pensiero va a Lawrence d’Arabia. Ma sono abbastanza sicura che Andrew mi avrà anticipato con questo titolo. È stato il film che ha alimentato il fuoco che ci ha fatto adorare le sabbie del deserto del Medio Oriente. A tal punto che la colonna sonora che abbiamo scelto per il nostro matrimonio a Bodrum, era quella ossessionante scritta da Maurice Jarre per il film. Così, citerò invece la collezione completa dei film di James Bond. Non importa quale, tutti mi fanno desiderare di stare da qualche parte in una piscina esotica, in bikini, con un Martini in mano.
Il primo film che hai visto con Meaghan/Andrew…
A: Il nostro primo film insieme è stato come una pesca miracolosa. Stavamo lavorando in uno scavo archeologico situato nella Turchia orientale e, durante un giorno libero, volevamo avere un po’ di privacy, così siamo andati a nasconderci nell’oscurità del cinema locale. C’era solo un film in inglese, Impatto imminente con Bruce Willis, ma confesso che non ricordo nulla del film!
M: Abbiamo visto un film esecrabile nella sperduta Turchia orientale, l’anno in cui ci siamo conosciuti. Due mesi vissuti a stretto contatto con una squadra di archeologi… Bene, avremmo sfruttato qualsiasi opportunità per un momento da soli. E quando abbiamo visto che veniva programmato un film in inglese nel cinema locale - Impatto imminente - abbiamo colto al volo l’occasione. Ma non eravamo lì per il film. Quello che ricordo (del film) è poco memorabile. C’era una casa sull’acqua, Bruce Willis e la protagonista di Sex and the City, Sarah Jessica Parker. Era un film che aveva un gradimento del 15% sul sito Rotten Tomatoes! Cosa posso dire? Le nostre possibilità di scelta erano limitate.
Il film che ami vedere con Meaghan/Andrew…
A: Un film che noi adoriamo è Nuovo Cinema Paradiso. La versione internazionale (non il director's cut, perdonami Giuseppe!) per me è vicina alla perfezione. Il rapporto tra Philippe Noiret e lo sfrontato Salvatore Cascio bilancia in modo squisito pathos, umorismo e amore. Sentimentale? Si! Ma l’arte è così.
M: Ogni Natale, da quando ci siamo conosciuti, Andrew e io apriamo una bottiglia di champagne e guardiamo Brian di Nazareth dei Monty Python. Non sono sicura di ricordare come sia cominciata, se non con l’immediato riconoscimento di qualcuno che aveva il mio stesso senso dell'umorismo. Conosciamo il film dall’inizio alla fine e le sue battute sono entrate nel vocabolario casalingo. Ogni volta che nostra figlia sente qualcuno pronunciare la parola “balsamo”, lei grida “una bomba”! (scena di apertura del film con i Re Magi che portano i loro doni, in cui la madre di Brian confonde la parola “balm” con “bomb”, in un gioco di parole che nella versione italiana scompare, ndr)? Perché mai dargli una bomba?
Il film che ti fa morire dal ridere…
A: Sono giunto alla conclusione che il livello del mio senso dell’umorismo è abbastanza “basico”. La scena della zip e del gel per capelli di Tutti pazzi per Mary, il Ponzio Pilato che parla del suo amico “Bigus Dickus” (Marco Pisellonio nella versione italiana, ndr) in Brian di Nazareth, la scena della scarpa in Hollywood Party, il primo numero di Chazz Michael Michaels in Blades of Glory, e la “manica del mago”(per definire la vagina della moglie, ndr) di Borat mi fanno morire dal ridere. Questi film hanno tutti una cosa in comune: sono maleducati e volgari.
M: Fortunatamente, Andrew e io abbiamo un senso dell’umorismo molto simile. Che è un sollievo, perché altrimenti dubito che saremmo ancora insieme. I film dei Monty Python mi fanno sganasciare dal ridere nonostante li abbia visti innumerevoli volte – Brian di Nazareth, Monty Python: il senso della vita e Monty Python e il sacro graal. Ho sempre pensato che il mio gusto in fatto di humour fosse molto british, ma ci sono molte commedie classiche americane che mi fanno morire dal ridere: L’aereo più pazzo del mondo, Una pallottola spuntata e – più di recente – mi coinvolgono un bel po’ le cose di Judd Apatow, dei freatelli Farrelly o di Will Ferrell.
Il film con la scena più erotica …
A: Ce ne sono due che mi hanno eccitato quando le ho viste la prima volta. Una è quella con Jessica Lang e Jack Nicholson sul tavolo della cucina in Il postino suona sempre due volte, una scena che è così vivida e reale che la tua poltrona al cinema diventa come il tavolo di legno. L’altra, la scena iniziale di Betty Blue, è provocante, come se si stesse ipnotizzando una platea.
M: In termini di cruda sessualità ha avuto su di me un grande impatto la scena in Un uomo da marciapiede, quando il giovane gigolò (Jon Voight) sta facendo sesso con una donna che è al telefono con suo marito. L’anonimato dell’incontro e la natura della transazione – una donna che paga un uomo per il sesso – era un sovvertimento sorprendente rispetto alla norma dei film.
Il film che ti ha messo paura quando eri bambino/a…
A: Quando avevo nove anni mio padre mi ha portato a vedere Lo squalo. Cosa gli era saltato in mente? Ogni estate, in Australia, qualcuno viene attaccato da una squalo bianco, e noi viviamo in costante presenza degli squali. Ma dopo aver visto quel film io non sono più riuscito a rilassarmi in acqua. Neppure in una piscina!
M: La scena del tornado in Il mago di Oz mi ha procurato incubi per molti anni. Il rumore del vento che aumenta, i cieli oscuri con Zia Em e Zio Henry che chiudono la porta del rifugio e Dorothy che urla e bussa freneticamente a quella porta mentre la spirale del tornado incombe dietro di lei. Oggi sembra tutto molto poco realistico, ma allora mi ha terrorizzato. Persino adesso, se faccio un brutto sogno, è legato a un tornado.
Il film che ami vedere con i tuoi figli...
A: Di recente ho visto Quasi amici con i miei due figli, Roman, di 12 anni, e Cleopatra, di 9, e sono stato rincuorato dalla loro capacità di comprendere bene le situazioni, sia di Philippe che di Driss. I ragazzi erano sinceramente commossi e desiderosi di rivedere il film ancora una volta. È stato un prezioso promemoria di come spesso l’industria cinematografica sottostima la maturità emotiva dei giovani spettatori.
M: È un’esperienza davvero gratificante avviare i nostri figli ai film che ho amato quando ero adolescente, classici per ragazzi come Stand by Me – Ricordo di un’estate, La storia infinita e La storia fantastica. Anche se stanno crescendo in un’epoca in cui ci aspettiamo dai nuovi film impeccabili effetti CGI, quando la storia ha una sua forza e una sua risonanza, loro sono decisamente indulgenti verso i pionieristici – e di solito poco convincenti - effetti speciali dei vecchi film.
Il film che non ti stanchi mai di rivedere, ancora, ancora, ancora…
A: Da quando ci siamo conosciuti, per mia moglie e me è un rito guardare a Natale Brian di Nazareth dei Monty Python. Come archeologi, lo troviamo un’alternativa irriverente alle storie tradizionali del Natale. Dopo vent'anni conosciamo a memoria ogni battuta e ancora ne ridiamo.
M: Sono sempre stata attratta da film che ritraggono l’umana fragilità immersa in uno sfondo epico e monumentale. Ecco perché riguardo spesso Lawrence d’Arabia e Apocalypse Now. Mi sorbisco poi qualunque cosa contenga una colonna sonora di Thomas Newman. Ho felicemente guardato più volte film mediocri, semplicemente per ascoltare la sua musica così struggente ed evocativa.
Il film che - se c'è - ti ha inspirato a scrivere un racconto/romanzo…
A: In questo momento, ho un nuovo libro che si sta infiltrando nella mia testa. È ambientato nell’epoca della scoperte, nel sedicesimo secolo, in Portogallo e in Francia. Da quando ho visto Il nome della rosa, sono stato incuriosito dall’idea di scrivere un racconto del mistero ambientato in un’epoca precedente lo sviluppo dei moderni metodi investigativi: nessuna impronta digitale, niente DNA, nessuna raccolta di fotografie, nessun poligrafo e niente CSI. Solo deduzione e astuzia.
M: Da quando ho visto Il paziente inglese, desidero scrivere un mistery con un archeologo come personaggio principale. E questo è ciò su cui sto lavorando ora. Si tratta di una storia ambientata in Turchia, negli anni Cinquanta, ma non posso raccontare di più, altrimenti mio marito mi ruberà l’idea per metterla in una sceneggiatura!
(si ringrazia Marina Mei Gentilucci)