Secondo capolavoro di pura fantascienza: l’alieno è sbarcato e si è perduto nella notte della San Fernando Valley, ha gli occhi azzurri e teneri di Einstein, il corpaccio informe e traballante creato da Carlo Rambaldi e ha paura degli uomini senza volto che gli danno la caccia. Trova un amico alto come lui, Elliot T, di dieci anni, che con il fratello maggiore e la sorellina piccola lo nasconde e riesce a fargli telefonare a casa. Scritto dal regista con Melissa Mathison, un film perfetto: fiaba intinta nell’orrore della solitudine e della crudeltà degli uomini, che i ragazzi trascinano verso il lieto fine con l’energia della fantasia, dell’improvvisazione, della libertà. Magnifica capacità di creare il fantastico negli spazi ridotti di una villetta suburbana, tra il guardaroba e la cucina, e di far davvero “recitare” E.T., a volte gagman (l’ubriacatura, la notte di Halloween), a volte ragazzo sperduto. Entrano le biciclette, in corsa e in volo.
Cast quasi all black per il primo film di esplicito impegno politico e sociale di Spielberg. Dal romanzo omonimo pubblicato nel 1982 da Alice Walker (premio Pulitzer), una storia di violenza e e abusi di genere, narrata soprattutto dall’interno della razza. All’inizio del 900, in America, sono le donne nere a essere maltrattate, imprigionate, spesso violentate dai loro uomini: le sorelle Celie e Shug (una straordinaria Whoopi Goldberg esordiente e Margaret Avery) e la combattiva Sofia (Oprah Winfrey, un anno prima dell’apertura del suo talk show) si dibattono e lottano nella schiavitù sessuale che vige all’interno della più vasta discriminazione. Seguito, dodici anni dopo, da Amistad, sull’ammutinamento, nel 1839, degli africani imprigionati nella stiva dai mercanti di schiavi. Civile, liberal, meno commosso del Colore viola, meno stringente di Lincoln.
Dal romanzo quasi autobiografico del 1984 di J.G. Ballard, con sceneggiatura di Tom Stoppard, uno dei film più terribili e malinconici di Spielberg, tutto giocato sulla frenetica, instancabile capacità e voglia di sopravvivenza di un ragazzino di dodici anni in un campo di concentramento giapponese per inglesi e americani, nel 1941, durante l’invasione giapponese della Cina. Jim è inglese, educato e di buona famiglia, ma impara in fretta, e corre, corre, per rendersi utile, indispensabile, soprattutto all’americano imbroglione che ha sotto controllo una delle baracche. Jim è innamorato degli aerei e fa, in due scene di intensità straziante, il saluto ai kamikaze sempre più giovani che partono verso la loro missione suicida. L’autore spiega tutto il suo umanesimo, lavora su cieli aperti e luoghi chiusi, delinea passo passo la fine dell’innocenza. Notevole John Malkovich nella parte del cinico Basie e, di fianco a lui, nasce un grande attore: Christian Bale, tredicenne.