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(dis)Sequenze 22 - Phantom Thread Synesthetic Delights

Un film, cinque sensi. Nell'elegante tessitura ordita da Paul Thomas Anderson in Il filo nascosto, la percezione, benché catturata dall'eleganza dello sguardo proposto e dalla disposizione dei panneggi tagliati su misura, si dipana lungo una molteplicità di assi differenti con un unico scopo, offrire un'esperienza sensitiva e sensuale completa.

Oltre la visione. Oltre le due dimensioni, al di là anche dell'illusione della terza. Che ci si perda nella contemplazione della presenza e dei movimenti sinuosi dei personaggi, che ci s'immerga nella pregnanza di un gusto non sempre balsamico, che si avverta la materialità sensibile dei tessuti pregiati oppure che s'inali una fragranza di legno di sandalo, acqua di rose, sherry e succo di limone o, ancora, che il lieve rumore di una tartina imburrata e di una tazza di tè degradi in un trauma mattutino, Il filo nascosto è un'assunzione realmente totalizzante. Una delizia per gli occhi, certo, ma non solo. Un percorso di sensazioni, più propriamente. Un'autentica interazione di sfere e sensibilità differenti congiunte in un unico grande insieme sinestetico, la cui sintesi è un'opera universale e assoluta di cui abbiamo provato a riassumere l'essenza.