Ancora ottani. L'inquadratura è sempre la stessa. E non denota grande ricercatezza stilistica. Però l'azione è spesso varia e articolata, nonostante la fissità dello scenario. Un piano al di qua di un parabrezza. Al di là, sulla strada, succede di tutto. Non solo auto coinvolte in spettacolari incidenti, ma realmente di tutto.
Realmente, infatti. Non si tratta di messa in scena, tutt'altro. Un elicottero che sfiora i tettucci delle auto e prosegue la sua corsa per non-si-sa-dove, fulmini che colpiscono furiosamente macchine in marcia, furgoncini che, sbandando, abbattono pali della luce, alberi che cadono improvvisamente sulla carreggiata, carichi che si ribaltano, tamponamenti violenti a seguito dei quali gli occupanti di uno dei veicoli coinvolti scendono dall'auto, si sistemano alla bell'e meglio e si allontanano con calma. Addirittura una pioggia di meteoriti che pare l'Apocalisse di Giovanni.
Che roba è? Di cosa si tratta? In tempo di ibridazione, il Road Movie ha declinato la sua essenza nell'action, nel disaster, nella sci-fi e anche, vedendo i due che svicolano dopo l'impatto, nella commedia demenziale? Ascoltando con attenzione, tra le risate che emergono sulle conseguenze meno nefaste, si sentono commenti in una lingua dalle vocali elasticamente gommose. Russo. Trovi altri filmati, stesse scene. Ancora russo. Sempre russo.
Pensi che dopo Gorbačëv e Ivan Drago, la morbosa voglia di Coca Cola abbia prodotto una versione uralica del Road Movie che ha contagiato ogni singolo automobilista, pronto a partire tenendo il volante con la sinistra e la videocamera perennemente in funzione con la destra.
E invece ti accorgi che la soluzione è molto più prosaica, perché non riguarda la globalizzazione delle tradizioni culturali, anche se deriva, in qualche modo, sempre dal lascito dovuto a Gorbačëv e Ivan Drago. Nessuna tendenza, ma un autentico sottogenere che prolifera sul web (andate su YouTube e digitate "Driving in Russia" per iniziare una saga quasi infinita) dovuto all'inquietudine e all'instabilità sociale di un intero paese.
La fissità dell'inquadratura al di qua del parabrezza è dovuta alle dash cam, le videocamere montate sul cruscotto delle auto di una moltitudine di russi che filmano senza soluzione di continuità i chilometri macinati per evitare di rimanere vittime indifese di soprusi e ingiustizie. Delle compagnie di assicurazione, innanzitutto, sempre riottose a corrispondere il dovuto. Ma anche della polizia corrotta, capace di inventare dal nulla multe agli ignari automobilisti o di estorcere denaro per colpe mai commesse. E allora il Ruski Road Movie concepisce registi per autodifesa.
Non si tratta quindi di ibridazione di generi, ma è lo stesso un Casino totale, direbbe Izzo.