Ottani. In salsa di bambù.
(Avvertenza: si parla di cinema solo indirettamente).
La rubrica torna dopo una lunga interruzione dovuta a ostacoli contingenti, tra cui un trasloco per allargare gli orizzonti a un bambino fresco di primi passi che già si sentiva in gabbia negli angusti spazi dell’abitazione precedente. E nel decidere se parlare di Sangue e proiettili oppure di Ottani ci si è imbattuti in una storia vera, dolorosa e incantevole, per la quale ci auguriamo – e non siamo soliti farlo – il più formidabile degli happy end.
Sarà per via del motivo che ha reso necessario il suddetto traumatico trasloco, ma la rubrica, se solo avesse un volto, è rimasta a bocca aperta. Quando l’ha chiusa, s’è resa conto che gli ingredienti per il grande cinema (e per parlarne senza sembrare fuori luogo) c’erano tutti: kidnapping, mélo, desperate quest e road trip. E infatti un film da questa vicenda è stato tratto: Lost and Love, diretto da Sanyuan Peng e interpretato da Andy Lau, uscito un paio di settimane fa in Cina, e attualmente non ancora acquistato al di fuori dal mercato asiatico.
Ma la rubrica questa volta non vuole parlare del film, ma di Guo Gantang, un vero eroe del Road Movie, benché fuori tempo massimo rispetto agli anni Settanta e con gli occhi a mandorla. Guo Gantang ha sì una motocicletta, ma è soprattutto un padre non riconciliato. E perdente, per ora. Come il Kowalski di Punto zero o come i Billy e Wyatt di Easy Rider, ma senza il loro vuoto ribellismo verso la società chiusa e opprimente (e diciamocelo senza problemi una volta per tutte: ribellismo vuoto, titanicamente romantico ma fondamentalmente stupido, oltre che pressoché inutile. Abbiamo finto di ammirarlo per anni, ma ora siamo cresciuti e ci siamo integrati. Quasi del tutto).
Guo Gantang è in viaggio dal 21 settembre del 1997, quando il figlio di due anni, Zhen, fu rapito da mani ignote davanti al cancello della sua abitazione. Qualcuno vide una donna di mezza età prendere il bambino, ma si sa, la testimonianza del vicinato s’ammanta spesso di mitologia, di luoghi comuni e di volontà di partecipazione all’evento. Altro che coast to coast da Los Angeles a New Orleans, Gantang, che ormai ha 45 anni, ha percorso oltre quattrocentomila chilometri sulle strade di tutte le province e di tutti i distretti cinesi con una certezza granitica nel cuore (la poco consona Panda verde guacamole di cui si serve questa rubrica di chilometri ne ha fatti centottantamila in undici anni, ma mai s'è mossa per uno scopo così alto. E soprattutto spera di non esservi mai costretta).
Nel corso degli anni Gantang ha sfiancato e distrutto dieci motociclette, sulle quali s'è mosso sfrecciando su strade di ogni natura, grana e dimensione, sempre issando il vessillo con l'immagine del figlio scomparso. Una replica continua e itinerante di Chi l'ha visto? senza la Sciarelli, senza le telefonate e i contributi filmati, nel corso di una ricerca condotta con una fede incrollabile su un territorio talmente vasto per cui il classico ago nel pagliaio sarebbe pur sempre un'ottima possibilità di riuscita. Una ricerca epica che non si vedeva dai tempi di Perceval o da quelli più recenti di Ethan Edwards. Indizio dopo indizio, stagione dopo stagione. Incurante del tempo che passa e delle frustrazioni sommate sul suo cammino.
Il figlio, oggi, avrebbe circa vent'anni e Gantang non l'ha (ancora) trovato, però nel corso delle sue infinite indagini ha contribuito al ritrovamento di un bel po' di altri bambini sottratti impietosamente alle proprie famiglie. Di Road Movie interessanti e indimenticabili ne abbiamo visti molti, ma nessuno lo sarebbe così tanto se un giorno, più o meno lontano, Gantang riuscisse a riabbracciare Zhen nella profondità di campo. Magari in piedi, stagliato contro un tramonto rosso fuoco. Prima che scorrano i titoli di coda.
Il trailer di Lost and Love