Quel giorno di dodici anni fa scompare a Milano, all'età di 58 anni, dopo lunga malattia, Alberto Farassino, nato a Caluso (Torino) l'1 agosto 1944. Così le Lune lo ricordavano su Cineforum cartaceo:
«Docente di cinema alla Cattolica di Milano, a Genova, a Trieste e infine a Pavia, animatore di due cineclub (il Club Nuovo Teatro, con Franco Quadri, e il Cineclub Brera, con Tatti Sanguineti), direttore di piccoli ma vivaci festival (Rimini e Cattolica), collaboratore (e anche, per un lungo periodo, critico cinematografico) de la Repubblica dalla fondazione (1976), lascia una gran mole di pubblicazioni, dalle monografie sul prediletto Jean-Luc Godard, continuamente rivisitato, o su Luis Buñuel o su Giuseppe De Santis agli studi sul neorealismo, su Mario Camerini e sulla Lux di Ponti e De Laurentiis, sino al libro più recente: Fuori di set. Viaggi, esplorazioni, emigrazioni, nomadismi (Bulzoni, 2002) che ben testimonia la molteplicità dei suoi interessi. Assai notevoli le sue doti di organizzatore e di progettatore, esplicate in tutti i campi in cui ha operato. Gentile quanto tenace, discreto quanto sicuro, amichevole quanto battagliero, operativo e progettuale sino alla fine, il ricordo di lui non può essere disgiunto dalla grande forza d'animo che ha contrassegnato il suo ultimo anno di vita».
Ma come rendere la sua complessità e la sua ricchezza interiore, la sua sapienza non esibita e la sua funzione di stimolo, il suo non frequente sorriso insieme alla sua fermezza che non lasciava scelte? Chi ha ricevuto il dono di frequentarlo specie in quelli (per se stesso) angoscianti ultimi mesi può semplicemente essergli riconoscente per una lezione di vita.
Ci manca.