Una settimana con Griffith alla “Biograph” (III)
In a Hempen Bag, il titolo del brevissimo Biograph che esce in questa data (davvero tra i più “corti”: otto minuti, quasi la metà della media durata, pari a un rullo, dell'intera serie produttiva) allude, letteralmente, al sacco di canapa nel quale la sciagurata protagonista (Grace Henderson, di cui si è già detto l'altroieri), avendo deciso di disfarsi del gatto di casa a mezzo annegamento, lo imprigiona, affidandolo al giardiniere - che, si noti bene, è sordo - perché provveda. Ma una delle figlie scopre la cosa e libera il gatto.
A questo punto, però, si innesca il desiderio di vendetta di una cameriera licenziata che imprigiona lei nel sacco. Il giardiniere, a causa della sua deprivazione sensoriale, non si accorge della sostituzione e riprende il fagotto, convinto di procedere all'eliminazione del felino. Fortunatamente la madre ne nota la scomparsa e, intuendo cosa poteva essere accaduto, corre al fiume in tempo utile per impedire il delitto.
Lo spettatore odierno si augura ovviamente che il gatto in questione avesse nel frattempo cambiato salutarmente e in via definitiva abitazione. I meccanismi narrativi propongono acerbamente il salvataggio in extremis - lottando contro il tempo - tipicamente griffithiano, e ripropongono vagamente modalità analoghe a quelle del suo debutto registico, il The Adventures of Dollie ricordato ieri.
Il giardiniere potenziale omicida a sua insaputa è niente meno che Mack Sennett. In parti esterne di contorno compaiono Walthall e Harron. Un ragazzo per strada è Jack Pickford, fratello minore di Mary, che avrebbe lavorato intensamente con Griffith fino al 1914 (figurerà ancora in The Massacre) per svolgere poi una vivace attività di attore, condirigendo anche nel '21 due film (Little Lord Fauntleroy e Through the Back Door) con Alfred Green, per poi morire a Parigi a soli trentasette anni nel 1933.