Esce negli Usa il nippoamericano Final Fantasy, di Hironobu Sakaguchi e Moto Sakakibara, primo film fotorealistico con soli attori virtuali e girato interamente in computer grafica. Ha il primato del film più costoso (137 milioni di dollari) ispirato a un videogioco, ma è un grosso insuccesso commerciale (incassa solo 85 milioni). Fallisce così il progetto di creare un primo vero attore virtuale: Aki Ross, dalle fattezze molto realistiche quanto immutabili nel tempo, e capace di assumere qualsiasi ruolo.
Il tutto non convince nemmeno la critica, sia quella classica sia quella da web. Scrive Morando Morandini: «Il dato tecnico prevarica nettamente sulla sceneggiatura che conta quanto quella di un qualsiasi manga; sulla tematica di taglio ecologico, impregnata di misticismo giapponese; sui personaggi privi di spessore. È difficile giudicare in che misura questo film dal gelido fascino trasformi l'estetica della visione; impossibile prevedere quanto anticipi il futuro più o meno lontano della narrazione audiovisiva. La sua importanza – se esiste – è di natura linguistica».
Aggiunge Giancarlo Zappoli: «Con tutto il rispetto per le “anime” (giapponesi) e con l'ammirazione per il dispiegarsi di tecnologia la domanda è: perché perdere quasi due ore della propria vita davanti a un "megavideogioco" con il quale non è neppure possibile interagire? Perché creare personaggi che assomigliano ad attori veri (a voi il gioco dei riconoscimenti) per inserirli in una vicenda che accumula citazioni, prestiti, furti da altri film (anche qui potete darvi da fare a cercare)? Per mostrare quello che può il computer? Lo sapevamo già, grazie. È come se, all'epoca dell'invenzione del sonoro, si fosse realizzato un film fatto di musiche, rumori e voci. Ma su fondo nero».
Non mancano le polemiche, di cui si fa portavoce – prendete nota – Tom Hanks. Di fronte alla possibilità di un'attrice virtuale, la definisce "una minaccia reale" per gli attori hollywoodiani, «in quanto tale personaggio non avrebbe mai preteso un aumento di salario né sarebbe mai andato in vacanza, diventando troppo concorrenziale per gli attori veri».
Ebbene tre anni dopo proprio Tom Hanks si presta a un'operazione altrettanto discutibile. È infatti il protagonista “mascherato” di Polar Express (2004), dove Robert Zemeckis – reduce dalla ben più riuscita commistione tra umani e “toons” di Chi ha incastrato Roger Rabbit (1988) – tenta un mix tra live-action e animazione, scontentando un po' tutti. Di fronte a questo film soltanto furbo, resta la nostalgia per le belle facce vissute e rugose, sulle quali mai potranno prevalere le facce levigate al computer.
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