«"Non credo d'essermi contraddetto troppo spesso. E se ci ripenso, mi convinco sempre più di non aver mai cambiato parere su niente: per la semplicissima ragione che, fin dalla più tenera età, io di pareri ne ho avuti, contemporaneamente, almeno due. Almeno i due opposti". Quando Claudio Marabini legge questa citazione da Un prato di papaveri presente l'autore che se la ride sotto i baffi, il convegno Mario Soldati: Cinema e letteratura è arrivato alla scena madre. La soluzione del “giallo” Soldati sembra proprio che stia lì, in quella nota di diario scritta il 17 novembre 1952, giorno del suo quarantaseiesimo compleanno.
Sono passati quasi sei lustri (a proposito, il maestro compie oggi, tanti auguri, i 75) e sposando la contraddizione come metodo o addirittura come imperativo morale, Soldati mette d'accordo tutto: la tensione della scrittura “alta” e il cinema veniale, l'educazione religiosa e la scelta laica, il rigorismo piemontese e la “gourmandise”.
E' un convegno-monologo, anche se i relatori sono agguerriti: oltre a Marabini, Francesco Bolzoni, Orio Caldiron e Nedo Ivaldi. L'intervento del festeggiato era previsto nel finale, ma lui preferisce scatenarsi 'a piè di pagina': “Brucio di risponderti” urla. L'atmosfera è affettuosa, non celebrativa: il dialogo s'intreccia, serrato e professionale, anche con la platea, dove siedono fra il pubblico vecchi complici come Castellani, Suso Cecchi, Age e Scarpelli.
Ci torna in mente la risposta di Kurosawa quando gli chiedemmo cos'è la vecchiaia: “E' il momento di far valere al massimo, a beneficio degli altri, le esperienze accumulate”. Dall'alto di un curriculum impressionante (“Se non avessi fatto il cinema avrei scritto più di Balzac, se avessi fatto solo cinema non avrei firmato trentun film ma milletre”), Soldati sembra l'illustrazione vivente dell'assioma del giapponese. Maestro della conversazione, va avanti per ore, instancabile e senza stancare, tirando la volata agli oratori e facendo fare bella figura a tutti. Che spettacolo questo Soldati, ormai entrato in azione in una ridente estate di San Martino, che divertimento e che lezione queste giornate livornesi. E poi non dimentichiamolo: “Contraddirsi continuamente vuol dire non stancarsi mai di cercare il vero”».
(Tullio Kezich, «la Repubblica», 17 novembre 1981)
Cinque anni dopo, gli ottanta di Soldati hanno a maestoso scenario l'aula dell'Università di Pavia dalla cui cattedra, rimasta tale e quale, sorvegliato dai ritratti di Maria Teresa e Giuseppe II, il 22 gennaio 1809 Ugo Foscolo esortò - vanamente - gli Italiani “alle Storie”. Gli sono attorno, con gli amici Alberto Lattuada (a proposito: centenario 2014 imminente) e Gianni Brera, come relatori celebranti, Cesare Garboli, Giacomo Magrini, Guido Fink, Lino Peroni, Carla Riccardi e Giuseppina Restivo.
Altri vent'anni dopo, 2006, stavolta primo centenario della nascita anche per lui, come per Visconti e Rossellini, il 17 e 18 novembre RaiTre manda in onda le due puntate del documentario di Paolo Aleotti, Maria Paola Quaglia ed Emiliano Morreale, Alla ricerca di Mario Soldati. Viaggio lungo un secolo, nel quale prendono la parola, coi figli Wolfango e Giovanni, tra gli altri Goffredo Fofi, Massimo Onofri, Andrea Camilleri, Stefania Sandrelli, Roberto Cicala, Tullio Kezich, Carlo Petrini, Lucio De Caro, Antonio De Rosa, Italo Moscati, e persino il modesto lunista di giornata.