Ci sono anniversari su cui si sbizzarriscono gli studiosi del costume (è proprio il caso di dirlo) e che provocano qualche frisson nel comune spettatore.
Nel 1946 nasce il bikini, termine cinicamente ardito per definire un ridottissimo due pezzi ideato dall'ingegner Louis Réard e presentato in tale data a una sfilata di moda parigina (ma già da qualche settimana era in commercio l'analogo Atomo dello stilista Heim). L'indumento balneare si diffonde presto tra anatemi, reticenze e folgoranti adozioni, grazie alla sua “esplosiva” simbologia e a quant'altro si possa immaginare (ben poco, del resto).
Ci rimangono in mente (e forse ancor di più) i due pezzi di Lucia Bosè (grazie ai quali vince Miss Italia nel 1947), di Sophia Loren (a Miss Italia 1950), di Marilyn Monroe (Niagara, 1953, Hathaway), di Brigitte Bardot (Piace a troppi, 1956, Vadim), di Ursula Andress (Agente 007, licenza di uccidere, 1962, Terence Young), di Raquel Welch (Un milione di anni fa, 1966, Don Chaffey), senza dimenticare che qualcosa di analogo aveva già scandalizzato ai tempi di Betty Boop (ma si trattava di cartone e non di carne).
Nel 1956 nasce invece l'ancor più peccaminoso baby doll che prende il nome addirittura dall'omonimo film di Elia Kazan (1956) quando una giovane attrice di nome Carroll Baker, “la bambola viva”, compare sulle locandine mentre, coperta da un succinto miniabito, giace in un lettino da bebè succhiandosi un dito. La camiciola trasparente o quasi viene presto adottata da Marilyn Monroe e Doris Day, prima di diventare nostrana con la Gina Lollobrigida di Anna di Brooklyn (1958, Carlo Lastricati) e con la Sophia Loren de La chiave (1958, Carol Reed).
Nel 1972, secondo una leggenda, sulla spiaggia di Ipanema, a Rio de Janeiro, nasce infine il tanga, grazie all'oriunda italiana Rose di Primo, che in vena di esibizionismo tagliuzza all'estremo il suo costume, e il succinto indumento presto si diffonde su tutte le spiagge brasiliane, ben prima di approdare sugli schermi.
Il resto è nuda verità, e non ha anniversari.