Non è né tempo né luogo per riprendere il dibattito critico su un immenso operatore visivo come Peter Greenaway, la cui “fortuna” critica, anche presso autorevoli amici del Cineforum cartaceo, è venuta curiosamente scemando trasformandosi in disinteresse, proprio quando, al contrario, l'interesse denotava numerosi motivi per acuirsi ulteriormente. Il compilatore vorrebbe limitarsi, una volta tanto egocentricamente, a ricordare alcune emozioni cui è debitore in diretta, proprio nel dies natalis del maestro gallese.
Sono già passati inverosimilmente trentadue anni dall'emozione incomparabile dello svelarsi dei Giardini di Compton House al Lido: chi era a Venezia quell'anno ricorderà il clima incredibile che era venuto a formarsi via via in sala durante quella proiezione inizialmente un po' negletta.
Assai meno tempo, per fortuna, da alcune sue inimitate performance italiane: limitandosi a ricordare l'animazione audiovisiva geniale della grande copia delle Nozze di Cana di Paolo Veronese alla Fondazione Cini dell'isola di San Giorgio (qualche Venezia fa: era la proibitiva domenica mattina della Regata Storica, ma i più scafati erano evasi in tempo dal Lido per non mancare all'appuntamento) o la sensazionale macchina escogitata per accompagnare lungo l'intero tragitto i visitatori della Reggia di Venaria finalmente recuperata. Ovvero, su tutte, l'incredibile mostra - sempre a Venezia stiamo - “Watching Water” a Palazzo Fortuny nel '93, che ispirò a noi poveri provinciali estasiati la retrospettiva con convegno “Appuntamento Greenaway” tenuta a Tortona giusto vent'anni fa di questi giorni.
Le due ormai introvabili pubblicazioni conseguenti (gli atti della giornata, curati da Roberto Santagostino per l'ultratrentennale e ultrameritorio Circolo del Cinema FICC “Film & Video” locale, e il saggio di Roberto De Gaetano sui musicisti greenewayani fatto apparire in simultanea dal coorganizzatore Gruppo Cinema Alessandria FICC “Enrico Foà”) meriterebbero una piccola caccia antiquaria da parte degli eventuali appassionati del non banale argomento.
Noi poveri reduci rimasti in provincia non siamo stupiti del fatto che Luca Massimo Barbero, ideatore e curatore di quella mostra, e ospite generoso e sollecito della piccola coda tortonese, abbia fatto la carriera che ha fatto. Una cosa giusta, una volta tanto (c'era anche Giuliana Callegari, il cui contributo è peraltro reperibile in rivista e nella raccolta dei suoi scritti Cinema addio. Pagine ritornate 1975-1997, pubblicata da Falsopiano nel 2006).