L'alterlunista compilatore di turno si avviava, quel giorno, a compiere tre mesi di vita (nato addirittura la Festa della Donna: ma anche questo scoperto più in là), avendo appena scollinato il referendum istituzionale con in mano, metaforicamente, il suo atto originale di nascita ancora contrassegnato “Regno d'Italia”. Per precoce che fosse, non poteva di conseguenza essere allietato dalla notizia, in sé oggettivamente assai allietante a futura memoria, della nascita, a Viareggio, di Stefania Sandrelli.
Avrebbe dovuto aspettare, come tutti, il 1961 per vederla, quindicenni entrambi, in barba ai divieto eluso, fare piedino in barca col barone Cefalù (Divorzio all'italiana di Germi); il 1963 per ammirarla protagonista de La bella di Lodi del suo concittadino Alberto Arbasino e del da pochissimo scomparso Mario Missiroli. Per non dire poi di quasi un centinaio di altri film -per forza di cose non visti tutti- che l'avrebbero via via portata a contatto (citando a mente, alla rinfusa e senza troppo consultare), tra gli altri, con Melville Pietrangeli Lizzani i due Bertolucci Scola Comencini Brass Montaldo Archibugi e via elencando, fino alla regia personale di Christine Cristina cinque anni fa.
La crudelmente sfortunata eroina de Io la conoscevo bene; la giovane moglie del “professor Quadri” che danza con Dominique Sanda nel Conformista; la protagonista senza commento de La chiave; la dolce incosciente con il monile alla caviglia di Segreti segreti: forse le prime quattro immagini che si riaffacciano alla mente.
Ma se l'ignoranza del compilatore neonato, anzi che essere tardivamente autarchica, avesse potuto estendersi oltreoceano, si sarebbe inconsapevolmente arricchita del fatto che cinque mesi esatti prima, il 5 gennaio, a Santa Ana (California) aveva visto la luce Diane Hall (in arte Keaton: nel '77, grazie a Woody Allen, potrà sintetizzare in Annie Hall); che solo quindici giorni avanti, a El Centro (sempre California), era stata registrata Cherilyn Sarkisian (poi anche LaPierre), che da adulta avrebbe cantato e poi recitato, ma soprattutto spopolato, a livello disco e filmografico, semplicemente come Cher. Preceduta di una decina di giorni a sua volta, lì nei pressi, a Los Angeles, da Candice (Patricia, proprio come Grace) Bergen, e non so se mi spiego.
Sarebbe stato necessario attendere quattro mesi -fino al 4 ottobre- perché fosse la volta, a saltar fuori, dall'altra parte del continente, a New York, di Susan Abigail Tomalin, ovvero Susan Sarandon (che, anche se a prima vista potrebbe non sembrare, a modesto parere del compilatore se le fa su tutte, non solo in quanto “compagna”: invitando gli eventuali dubbiosi a ripassarsi Calda emozione, Luis Mandoki 1990). Avrebbe chiuso in bellezza alla sua schiva maniera, a Londra, il 14 dicembre, Jane Mallory Birkin, svelata (anche letteralmente) in prima battuta da Antonioni con Blow up nel '66.
Insomma, il primo anno della generazione di quelli che “non hanno fatto la guerra”, come ama apostrofarci Goffredo Fofi, è stato anagraficamente abbondante grazie all'euforia dei genitori scampati al pericolo e, in tema di bellissime, non si è fatto proprio mancare niente.