Triste il declino di Claude Autant-Lara, e non solo come immagine, evocato il giorno della sua scomparsa, all'età di 96 anni.
Nel molto articolato panorama del cinema francese, dagli anni '30 agli anni '60, non v'è forse regista più estroverso, più provocatorio e più sovversivo, con un bel côté anticlericale e antimilitarista e un bell'ammiccamento erotico. Stilisticamente modesto ma dotato di sicuro mestiere, già scenografo per i film d'avanguardia di Marcel L'Herbier, collaboratore di Jean Renoir e di René Clair, autore di cortometraggi sperimentali, si pone al servizio delle più varie occasioni.
Lo si ammira (o ci si diverte) per Ciboulette (1933, opera d'esordio), Evasione (Douce, 1943), Occùpati d'Amelia (1949), Quella certa età (Le blé en herbe, 1953), La traversata di Parigi (1956), La giumenta verde (1959); lo si ama (o ci si indigna civilmente) per Il diavolo in corpo (1947), Arriva fra' Cristoforo (L'auberge rouge, 1951), L'uomo e il diavolo (Le rouge et le noir, 1954), La ragazza del peccato (1959) e soprattutto Non uccidere (1961).
Il caso di quest'ultimo è emblematico: per 12 anni la sceneggiatura – scritta con Pierre Bost – non trova un produttore (il tema dell'obiezione di coscienza è tabù nella Francia impegnata con le guerre di Indocina e Algeria) e Autant-Lara se lo produce da solo con l'aiuto di capitali e mezzi stranieri. Distribuito in Francia soltanto nell'estate 1963, in Italia viene inizialmente proibito in quanto istigatore di reato (allora, appunto, l'obiezione di coscienza) e poi vietato ai minori di 16 anni. Censura italiana che già ha reso irriconoscibile, mutandolo di segno, L'auberge rouge, ha tagliato 40 minuti di Le rouge et le noir, e tagliuzzato, dopo tre anni di anticamera, il delizioso Le blé en herbe.
Bersagliato più volte dai connazionali più “patriottici” e più benpensanti, a ciò si aggiunge il boicottaggio dei petit merdeux de la Nouvelle Vague (come li definisce) che contribuisce a esaurire nella vena e nello stile (il suo ultimo debole film è Gloria, 1977) colui che ha il raro privilegio di far parte dell'Academie des Beaux Arts. È la svolta che lo induce negli anni '80 ad aderire all'estrema destra di Jean-Marie Le Pen, diventandone nel 1989 europarlamentare. In quanto deputato più anziano presiede la seduta inaugurale e pronuncia un lungo discorso che è insieme sciovinista, fortemente antiamericano e antisemita, lui che in altre occasioni si è dichiarato negazionista, descrivendo le camere a gas naziste come «una sfilza di bugie». Incriminato su iniziativa del ministro della Giustizia per insulti razzisti, diffamazione e incitamento all'odio razziale, costretto a dimettersi da eurodeputato, viene anche espulso dall'Académie di cui era vicepresidente, e trascorre nell'isolamento e nel silenzio gli ultimi anni di vita.
Forse l'ultima provocazione controcorrente.