1973 - A causa della crisi petrolifera, il governo guidato da Mariano Rumor vara una serie di norme di “austerità” tra le quali la restrizione degli orari degli spettacoli e delle trasmissioni televisive. Già costretti a ridurre il riscaldamento, a non circolare in auto nei giorni festivi, a veder ridotta la pubblica illuminazione, gli italiani ne risentono anche nell'ambito dello svago e dello spettacolo: cinema chiusi alle ore 22 e trasmissioni televisive (le due reti RAI) solo fino alle 22.45. Oltre al probabile incremento demografico (Pasquale Festa Campanile ne approfitta per filmare la commedia Conviene far bene l'amore, dove si dimostra che l'atto sessuale può produrre energia elettrica) e al paventato ritorno alla società preindustriale, pare che il provvedimento possa modificare tutto il sistema. Nulla di meno fantascientifico rispetto a quanto si verificherà esattamente 20 anni dopo.
1993 - All’inaugurazione di un ipermercato a Casalecchio di Reno, Silvio Berlusconi preannuncia una sua “discesa in campo”. Ai giornalisti che gli chiedono un giudizio sul prossimo ballottaggio delle comunali di Roma tra il verde Francesco Rutelli e il missino Gianfranco Fini risponde: «Se fossi a Roma non avrei un secondo di esitazione: sceglierei Fini, perché è l’esponente che rappresenta quelle forze moderate a cui mi sono richiamato fino ad ora» e, nel caso che i “moderati” non riescano a organizzarsi, aggiunge: «Caricandomi della responsabilità che sento dopo quarant’anni di lavoro, non potrei non intervenire direttamente, mettendo in campo la fiducia che sento di avere da larga parte della nostra gente». Pronte e assai lungimiranti le reazioni raccolte il giorno successivo dal “Corriere della Sera”: «Questo Paese di tutto ha bisogno fuorché di un De Gaulle da operetta» (Franco Bassanini, Pds). «Farà una fine peggiore di Martinazzoli, butterà i miliardi e getterà sul lastrico la Fininvest. Ecco cosa ci preoccupa» (Piero De Chiara, responsabile editoria del Pds). «Se si mette in politica dovrà lasciare il settore imprenditoriale. Non vorrei che perdesse sia l’uno che l’altro» (Gianfranco Miglio, politologo, senatore della Lega Nord). A parte il sistema televisivo bipolare messo in forse, tutto il resto è ancora fantascienza.