Viscontiana (VI): filobrechtiano, semel in vita... «Caro Ingrao, ti sarei grato se vorrai ospitare la presente in merito alla ormai nota questione della mia partecipazione al Festival teatrale di Venezia. Come si sa, il programma di detto Festival già comunicato alla stampa e al pubblico internazionale, comprendeva, oltre a due spettacoli eseguiti da un gruppo di attori italiani sotto la mia regìa [*], due recite goldoniane, due della Compagnia del Teatro Nazionale di Madrid e quelle del Berliner Ensemble diretto da Bertolt Brecht.
Tutto era predisposto per questo programma al quale io avevo aderito, allorché sopravvenne la notizia che l'impegno che il Comitato del Festival aveva preso col suo pubblico e con i suoi collaboratori non sarebbe stato mantenuto se non incompletamente. Infatti un comunicato del ministero degli Esteri e in un secondo tempo del ministero degli Interni dichiarava che non sarebbe stato concesso il visto d'ingresso in Italia alla Compagnia del Berliner Ensemble. […]
Non vi è dubbio che i criteri del ministero degli Interni non si accordavano con i miei né col programma del Festival al quale io avevo aderito: per cui ho creduto mio diritto, oltre che mio dovere, di ritirare la mia partecipazione» (lettera di Luchino Visconti all'”Unità”).
[*] La decisione finale l'avrebbe precisata in chiusura della stessa lettera. «Per on far ricadere sui miei attori le conseguenze di un'astensione [...] ho risolto di ritirare dal programma del festival veneziano soltanto la mia personale partecipazione, non opponendomi a che gli attori Morelli e Stoppa rappresentino sia il dramma di Fabbri Il seduttore sia La morte di un commesso viaggiatore senza la mia regìa».
Sarebbero stati rappresentati egualmente, al Teatro La Fenice, nella prima settimana dell'ottobre successivo, dalla “Compagnia Italiana di Prosa diretta da Luchino Visconti”, ma senza le firme del regista e, per il primo, dello scenografo Mario Chiari. Il seduttore era in prima assoluta; Morte di un commesso riproponeva uno spettacolo della stagione precedente. Visconti avrebbe peraltro “graziato” rapidamente il Festival, presentandovi l'anno dopo alla Fenice, il 2 ottobre, un'altra prima assoluta: quella di uno dei suoi più celebrati allestimenti, La locandiera.