Aiazzone, santo subito
«Per due volte il Rotary di Biella gli aveva rifiutato l'ammissione, per due volte un giurì di etica pubblicitaria aveva condannato i suoi spot in cui si vedevano partire navi cariche di legni pregiati che a Biella non sarebbero arrivati mai. Giorgio Aiazzone, morto il 6 luglio in un incidente aereo, subito asceso al cielo e beatificato dai suoi sacerdoti-imbonitori, era stato in vita, come ogni santo, un perseguitato. Perchè disturbava esteti e intellettuali, perché da buon bandito dell'etere toglieva certezze ai ricchi per darle ai poveri, il suo cognome volgare, i suoi spot di inaudita rozzezza e insistenza, frutto di una sua convinta strategia ("La pubblicità più rompe le balle meglio è") erano diventati insopportabili a troppi.
Ma proprio per questo, per aver disprezzato e scavalcato ogni regola e modello, dalla mediazione delle agenzie allo stile leccato dei carosellari, Aiazzone è stato uno dei più grandi creatori e agitatori di immagini degli ultimi anni. Un genio dei media, inventore di un'azienda che produceva comunicazione per vendere simulacri di mobili. Non è certo un caso che all'interno di una fabbrica dove non si fabbricava niente avesse piuttosto trovato sede la storica Telebiella, la prima eroica Tv privata italiana, divenuta di sua proprietà come altre reti locali.
Perchè Aiazzone e la Tv sono tutt'uno; essa lo salvò quando non riusciva più a vendere neanche un comodino, e lui salvò non poche piccole televisioni grazie ai 40 spot quotidiani che piazzava nei loro palinsesti. Non sono pochi i fan che passano le loro ore notturne lasciandosi trasportare dalle sue storie di camerette, telegrammi, massello di noce, pranzi e cene gratuite, rate senza cambiali, in un flusso audiovisivo inarrestabile, in un mondo utopico in cui le leggi della logica e dell'economia sono sospese. Clou è però un'autointervista-testamento che il mobiliere rilasciò due giorni prima di morire e un'antologia delle tre storiche "dirette" andate in onda subito dopo la sua tragica scomparsa. Quando Guido Angeli dialogò per due ore con una poltrona vuota (vera pelle per sole centomila lire) colpita da un mistico raggio di luce che rappresentava la sua Assenza. Quando pronunciò la celebre frase: "Piangono le mamme di tutta Italia, isole comprese"»
(Alberto Farassino, «Panorama»)
Martedì 29 ottobre, alle ore 20, al cinema Anteo di Milano (via Milazzo 11), ci sarà una serata in memoria di Alberto Farassino, a dieci anni dalla scomparsa. Interverranno Paolo Mereghetti, Fulvia e Viola Farassino e gli amici di Alberto. Silvano Piccardi leggerà: un ritratto di Farassino in Cose da dire di Giuseppe Bertolucci (Bompiani); una poesia scritta da Alberto negli anni Novanta; crittografie mnemoniche e giochi enigmistici con titoli di film. Seguirà la proiezione di un film molto amato da Alberto: Histoire(s) du cinéma. Toutes les histoires di Jean Luc Godard (1988, 51', v.o., sottotitoli italiani, in collaborazione con la Cineteca di Bologna). Fino al 17 novembre è in esposizione all'Anteo spazioCinema Tratti e ritratti. Per Alberto: 23 fotografie di Fulvia Farassino, una mostra curata da Cesare Colombo.
In relazione all'evento, l'intera settimana in corso dell'Altra faccia delle Lune viene dedicata a scritti di Alberto usciti proprio in quel giorno di quell'anno, col prezioso ausilio del suo Scritti strabici. Cinema, 1975-1988, curato da Tatti Sanguineti con Giorgio Placereani (Baldini Castoldi Dalai, Milano 2004).