Nel giorno della scomparsa di Alessandro Blasetti viene in mente di tornare a sfogliare la raccolta della rivista cinematografo (con la c minuscola), da lui fondata nel marzo 1927 e diretta sino al luglio 1931: affascinante nella grafica e ricca nei contenuti. E viene voglia di riportare – ritenendolo di qualche attualità – il suo editoriale del 5 febbraio 1930 dal titolo giovani, giovani, giovani, vera e propria sfida alla crisi del '29, con quel che ne seguì.
«cinematografo, caduto anch'esso, tornando a sorgere più forte, più preparato, sempre più deciso a non mollare, ricomincia l'ascesa del gruppo e dl movimento. Inizia il nuovo ciclo della sua battaglia e della sua fatica per i giovani, per la cinematografia, arte-politica-industria d'Italia, per i mille e mille padri di famiglia che nella ripresa dovranno trovare lavoro e pane. E la sua prima parola è ai giovani. I giovani, gli ignoti, i lontani sappiano che noi siamo e rappresentiamo loro. cinematografo sarà la loro vetrina. Pubblicherà, selezionandoli per maggiori valori, i loro saggi di sceneggiatura, le loro idee sulla direzione di scena, i loro bozzetti scenografici, i loro progetti tecnici. Le loro fotografie di sani figli e di belle figlie della nostra terra. Li farà conoscere quindi, li farà tener presenti dagli industriali che lavorano e che lavoreranno, li sosterrà del suo appoggio e del suo consiglio disinteressati. Divulgherà la parola della più moderna tecnica, dibatterà le più essenziali questioni di estetica, sarà insomma oggi più convintamente e più tenacemente di ieri il centro di raccolta, la vetrina di valorizzazione, la pedana di lancio dei giovani. [...]»
A parte la retorica del tempo e il sentore totalitario, c'è già tutto Blasetti in questo programma. Forse unico cineasta globale del nostro cinema (giornalista, critico, produttore, sceneggiatore, regista, storico a suo modo, inventore di generi e organizzatore) per oltre cinquant'anni, per di più con notevoli meriti televisivi negli anni '60; uno che passa con superiore noncuranza dal fascismo all'antifascismo, dal militarismo al pacifismo, dal moralismo al trasgressivismo, anticipando infine un singolare compromesso storico tra cattolicesimo e marxismo.
Insomma, un italiano.