Commentando la chiusura della Mostra del cinema, un apocalittico Gigi Ghirotti, inviato da La Stampa, azzarda, tra lo sgomento e l'ansiosa aspettativa, un'ardita previsione:
«Il Festival se n’è finito in un mugugnare di spettatori rimasti a becco asciutto, di albergatori imprecanti, di critici con il naso arricciato. Lo stato di coma dipende dalla fine di un’epoca, dalla fine della cinematografia come arte di dir qualcosa alla gente? Anche sotto il profilo tecnologico, questa diagnosi è plausibile: nuovi strumenti sono in preparazione, che ci daranno la possibilità d’assistere al cinema da casa nostra. Le pellicole si compreranno dal giornalaio, l’apparecchio non dovrebbe costar più di cinquanta-sessantamila lire. E così, addio platee, addio schermi panoramici. E addio Festival, naturalmente. Si chiedeva una Mostra senza leoni, senza poliziotti, senza abiti da sera. L’abbiamo avuta, e il bilancio è una delusione dopo l’altra».
Il fatto è ovviamente prematuro, almeno a livello di massa. Se dai primi anni '60 esiste negli studi televisivi a livello professionale l'Ampex, seguito a opera della Sony dall'U-matic, che per primo adotta videocassette con nastri da ¾ di pollice, occorre attendere il 1972 perché la Philips introduca in Gran Bretagna il VCR da ½ pollice a uso domestico, poi perfezionato dall'ancora insufficiente VCR Long Play, e il 1975 perché la Sony lanci sul mercato giapponese il Betamax, migliore del VHS, ma anche più costoso. Nel 1976 arriva finalmente il VHS della JVC: inferiore in tutto, dalla compattezza delle cassette alla qualità video, tranne che per la durata della registrazione (fino a 4 ore) e soprattutto per il prezzo, accessibile a molti. Il gioco è fatto. Si comincia a parlare, con un po' di enfasi, di videoteche domestiche, dove si memorizza un po' di tutto, non solo film.
Il declino del VHS avviene solo verso la fine degli anni' 90, quando giungono sul mercato i DVD registrabili – che pur qualcuno ritiene meno affidabili e meno duraturi – tanto che una decina di anni dopo cessa addirittura la produzione di VCR e di VHS preregistrati. Si assiste al triste fenomeno di cassette di cui quasi tutti si disfano, donate a riluttanti istituzioni, peggio abbandonate accanto ai cassonetti. Solo pochi nostalgici le raccolgono e tentano di preservarle per improbabili posteri. Rivolgersi qui.