Nel 1995 una simpatica ed energica segretaria comunale (specie, a quanto sembra, in via di estinzione), innamorata del cinema e della poesia, rintraccia, raccoglie e pubblica in proprio, sotto la sigla Blu Cobalto, le recensioni apparse su La Nazione dall'autunno 1951 alla primavera 1952 da un grande poeta nato in questo giorno. Nasce così, a cura di Annamaria Murdocca, autore il fiorentino Mario Luzi, Sperdute nel buio, prodotto per pochi, poi riproposto nel 1997 da Rosellina Archinto nelle proprie edizioni pur sempre di nicchia.
Poeta eccelso, studioso di letteratura francese, spirito controcorrente e da ultimo acuto polemista, nominato nell'ottobre 2004 (con alcuni sgradevoli contrasti) senatore a vita (ma morirà poco dopo, il 28 febbraio 2005), più volte invano candidato al Nobel per la letteratura, Luzi non passerà certo alla storia per il suo contributo alla critica cinematografica, ma queste sue piccole recensioni risultano ugualmente preziose. Almeno a giudicare da questa sua disamina dell'involuzione di casa Disney, scritta a proposito di Alice nel paese delle meraviglie (1951):
«Siamo noi che camminiamo a grandi giornate verso il paese della fredda indifferenza oppure questi prodigi di Disney significano sempre di meno? Più egli si allontana da quello stato di sottile e delicata emozione poetica che gli fu proprio ai tempi di Biancaneve, più le sue immagini divengono esteriormente meravigliose. Come chi assiste a uno spettacolo pirotecnico sa che i prodigi si susseguono secondo un rigoroso crescendo, così chi vede un film di Disney sa ormai che le invenzioni saranno dal principio alla fine via via più sorprendenti fino allo strappo finale. In realtà un film di Disney non è oggi per nulla diverso da uno spettacolo pirotecnico; né più né meno di un maestro di feste patronali, egli mira a quegli effetti di sorpresa, di sbalordita ammirazione che si provano dinanzi o meglio sotto alle effimere fantasmagorie che si disegnano, si sgranano, si espandono nel cielo notturno. Non gli manca certo questo talento, neppure ora che la sua fantasia si è addormentata; anzi, ripetiamo più questa sonnecchia più quello si acuisce nella ricerca di effetti sempre più difficili. Non vogliamo tuttavia essere così irriverenti da non ammettere l'autorità indiscutibile di qualche immagine,come quella della città della Regina di cuori, e la briosa eleganza di qualche personaggio, come quello della conversazione tra i fiori. Quanto allo spirito del libro, Lewis Carrol, immagino che nessuno e tanto meno gli inglesi sapranno ritrovarcelo. Ma a questo punto della attività di Disney discutere sulla fedeltà o la libertà d'interpretazione sarebbe davvero ozioso, quando è in discussione l'attendibilità del suo lavoro».
Che è anche una bella lezione di scrittura per chiunque si cimenti nella nobile arte della critica.