Delle grandi e splendide attrici con cui Ingmar Bergman condivise, oltre al set, anche la vita – Harriet Andersson, Bibi Andersson, Ingrid Thulin e Liv Ullman – ve n'è una, appunto Ingrid, che trova in Italia la sua seconda patria, luogo di lavoro e di amori, uno dei quali, per via di amicizia, fu possibile seguire con trepida emozione da vicino.
Stabilitasi dai primi anni '60, ancora giovane (lei che era del '29), in una villa di Sacrofano nei pressi di Roma, la tenerissima e intensa interprete di Il posto delle fragole e di Alle soglie della vita (entrambi 1957) – ma darà al compagno-maestro ancora le splendide prove di Il volto (1958), Luci d'inverno (1962), Il silenzio (1963), Il rito (1967), Sussurri e grida (1973), il televisivo Dopo la prova (1984) – entra nel cinema italiano grazie ad Agostino (1962, di Bolognini), offrendo ottime prove in La caduta degli dei (1970, di Visconti), L'Agnese va a morire (1976, di Montaldo), il televisivo Il corsaro (1983, di Giraldi) e, ormai anziana, La casa del sorriso (1991, di Ferreri), a parte l'infortunio di Salon Kitty (1975. di Brass).
Nel frattempo la Thulin tenta la regia, su temi esistenziali di coppia o di recupero dell'infanzia, prima con Erland Josephson e Sven Nykvist (Noi due, una coppia, 1978) e poi da sola (Cielo spezzato, 1981), e il risultato non è male. Pubblica anche un libro di memorie. Lascerà l'Italia, da tempo malata di cancro, solo per curarsi in patria, dove si spegnerà nel 2004.