«La Sacher Film, ovvero Nanni Moretti con il compagno d'avventure di produzione cinematografiche Angelo Barbagallo, presenta: Notte italiana di Carlo Mazzacurati. […] È il primo film di Moretti da produttore. Il primo di Mazzacurati da regista. […] Il film ancora non c'è. C'è il regista al suo battesimo con il rito dell'incontro-stampa. […] Tre giornaliste interrogano. Lui risponde un po' come un imputato e un po' come un cittadino allo sportello dell'anagrafe. Suda un po', un po' trema: e come è bella, tenera, coinvolgente la paura di chi comincia, di chi ha ancora bisogno del consenso. Perché non si fida di se stesso, non si basta. Parla sottovoce. E, mentre parla, lo guardi: è un giovanotto grande, robusto, biondo, una bella faccia rosea che mostra dieci anni meno di quelli che ha, l'aspetto da montanaro, fragole alla crema di latte più che caffè e sigarette da moviola al buio e al chiuso. Non è alla moda, ma neanche si pronuncia in nessuna maniera, contro: è come se il problema cosiddetto dell'“immagine” neppure l'avesse mai sfiorato. A vederlo, in comune con Moretti, che lo ha scelto, sembra avere solo le scarpe Clark color beige. Poi lo ascolti, e scopri che c'è di più: lui ha, come dono naturale, inconsapevole, quella serietà, quell'essere per bene, che Moretti insegue, e ai quali ha cantato, con dolore vero, il de profundis, nel suo La Messa è finita.» (Anna Maria Mori, Provincia d'autore. Che piacere raccontare. Non se stessi, in la Repubblica, 18 giugno 1987).
Nella ricorrenza della nascita di Carlo Mazzacurati, scomparso il 22 gennaio di un anno fa, ci piace ricordarlo così.