Il comandante della 6ª Armata tedesca impegnata nell'assedio di Stalingrado con quasi cinquecentomila effettivi, Friederich von Paulus, comunica con un telegramma al quartier generale di Hitler di essere a sua volta circondato. La controffensiva dell'Armata Rossa aveva avuto inizio quarantott'ore prima. Il 2 febbraio 1943, un aereo da ricognizione tedesco avrebbe segnalato al quartier generale che, per la prima volta in sette mesi, non si registrava più il ben che minimo indizio di combattimenti in corso tra le sterminate macerie della città. Von Paulus, disobbedendo all'ingiunzione hitleriana di morire sul posto utilizzando “l'ultima pallottola” («Se credono che mi sparerò in testa per quel piccolo caporale boemo si sbagliano di grosso»), si era arreso il 31 gennaio.
Tra i numerosi film dedicati all'immane catastrofe liberatoria, il sovietico La battaglia di Stalingrado (1949, di Vladimir Petrov), i tedeschi Hunde, wollt (“Stalingrado”, 1957, di Frank Wisbar) e Stalingrad (id., 1992, di Joseph Vilsmaier), e il multinazionale, giustamente assai discusso. Il nemico alle porte (2000, di Jean-Jacques Annaud). Prossima l'uscita del mastodonte russo in 3D - di nuovo coproduzione internazionale - Stalingrad, diretto da Fiodor Bondarciuk. Di un altro, meno noto ma altrettanto rilevante assedio in terra russa della seconda guerra mondiale, quello di Leningrado, avrebbe voluto occuparsi Sergio Leone in un progetto troncato dalla prematura scomparsa, e che notoriamente Giuseppe Tornatore da tempo è tornato ad accarezzare.