Si chiude la XVII Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, la prima diretta da Floris Luigi Ammannati (al posto di Ottavio Crose), e quella che non assegna alcun Leone, benché tra i film in concorso vi siano L’arpa birmana di Kon Ichikawa, Prima linea di Robert Aldrich, Dietro lo specchio di Nicholas Ray. Occorre accontentarsi delle Coppe Volpi: miglior attore Bourvil per La traversata di Parigi di Claude Autant-Lara (sponsor d’eccezione la presenza del celebratissimo coprotagonista Jean Gabin) e miglior attrice (dopo due anni di non assegnazione) Maria Schell per Gervaise di René Clément.
Scandalo? Macché. La notizia che fa notizia è questa: «Lucia Bosè, ex commessa di pasticceria, Miss Italia 1947, poi attrice e moglie del torero Luis Dominguín, ha fatto arrivare a sue spese dalla Spagna alcuni tori per una corrida che Luis e il fratello Pepe dovrebbero tenere a Venezia. Le autorità negano il permesso per le proteste dell’Ente protezione animali». E nell'anonimo estensore della notizia si avverte un malcelato livore.
Si meritava di meglio la nostra amatissima Lucia, si direbbe trascorsa come una splendida e intensa meteora: 18 film in sette anni, quasi tutti degni di memoria, da Non c'è pace tra gli ulivi di De Santis e Cronaca di un amore di Antonioni nel 1950 all'appena concluso Gli amanti di domani di Buñuel. Tornerà sullo schermo solo una volta sottrattasi al dispotismo del toreador franchista, ma non sarà la stessa cosa.