Non sono in molti ad accorgersi della scomparsa, all'età di 94 anni, di Joseph-Marie (Giuseppe Maria) Lo Duca, in arte semplicemente Lo Duca, eppure è una figura straordinaria che potrebbe appassionare anche oggi tutti coloro che amano il cinema. E non disdegnano l'erotismo.
Singolare anche la sua vicenda umana. Nel 1935 per evitare l'arresto dopo un duello con lo scultore Arturo Martini, si rifugia in Francia (altro che motivi politici, lui che era amico di Marinetti e compromesso con il regime) e ci rimane per tutta la vita, mutando nome e naturalizzandosi. Lo conosciamo come corrispondente da Parigi per la rivista Cinema (quella diretta da Vittorio Mussolini) e, nel dopoguerra, per la pubblicazione da Garzanti (collana “Saper tutto”) di due agili volumetti divulgativi (Storia del cinema e Tecnica del cinema), risalenti nell'originale francese al 1947/1948 e assai propedeutici per i giovani di allora (altro che Georges Sadoul). Nello stesso 1948 pubblica, con prefazione addirittura di Walt Disney, Le dessin animé, prima storia in assoluto della materia e ancor oggi considerato un reference book prezioso, quanto lo sono le sue successive ricerche e attività nel settore.
Questo ispido e gaudente personaggio è sorprendentemente tra i fondatori nel 1951 dei Cahiers du Cinéma, assumendo le vesti di coredattore in capo sino al 1957. Storico sui generis, si dedica con autentica passione al cinema erotico (almeno per quanto lo consentono le regole del tempo), pubblicando da Pauvert cinque antologie fotografiche (L'érotisme au cinéma, 1958; Technique de l'érotisme, 1958; L'érotisme au cinéma II, 1960; L'érotisme au cinéma III, 1962; Erotisme au cinéma. Almanach, 1964) che all'epoca destano molto scalpore e che oggi paiono quasi caste benché intimamente trasgressive. Inevitabilmente in bianco e nero, una formidabile rassegna di tette, tettine e tettone (particolarmente apprezzate quelle della Loren), ma nulla più (rigorosamente escluso ogni riferimento ornitologico). Però lasciano, anche grazie all'impaginazione, vero e proprio “montaggio delle attrazioni”, ampio spazio all'immaginazione. Ma lui non era (soltanto) un guardone: era soprattutto uno scrittore e intellettuale anticonformista che portava avanti negli anni '60 le battaglie contro la censura difendendo il diritto di espressione artistica anche sul piano dell'eros.
Benché gelosi conservatori e tenaci degustatori di quelle antologie, perdemmo praticamente le tracce del loro autore, che rivedremo per caso solo nel 2002, nel documentario Fellini. Sono un gran bugiardo (di Damian Pettigrew), lui che, in collaborazione con il regista, aveva pubblicato da Pauvert un libro su La dolce vita. Come ignoravamo il suo primo libro, La sfera di platino (1927), “un’utopia fantastica” spesso accostata a Il mondo nuovo di Aldous Huxley, e le sue monografie dedicate al Doganiere Rousseau e De Chirico, così non avevamo scoperto Luxure de luxe (l'arte erotica nei fumetti da Botticelli a Lichtenstein, 1983) o i volumi da lui curati della BIE (Biblioteca Internazionale di Erotologia), la più famosa collana erotica del mondo, nella quale aveva ripubblicato il suo libro più noto, Il diario segreto di Napoleone Bonaparte (già uscito nel 1948 con una nota di André Breton), con prefazione di Jean Cocteau. In quanto a nomi non si scherza.