Si apre la XXX edizione della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia: irriconoscibile, e non è detto che sia un male. L'effetto della contestazione sessantottina è l’abolizione della competizione e del relativo conferimento dei premi. Si torna alla non competitività delle origini, e i fautori di Satyricon di Fellini, Porcile di Pasolini o Sotto il segno dello scorpione di Paolo e Vittorio Taviani, per restare al cinema italiano, non avranno motivi di discussione.
Ernesto G. Laura prende il posto di Luigi Chiarini alla direzione e la terrà, senza infamia e senza lode, per un biennio. Ha solo 37 anni – un giovane per quei tempi –, è profondamente cattolico, nonché democristiano, è o sarà legato all'Istituto Luce (amministratore dal1972 al 1976 ), al Centro sperimentale di cinematografia (direttore dal 1982 al 2001) e alla relativa rivista Bianco e Nero, lo vedremo anche sul video come curatore di rassegne (Maestri del cinema) su RaiDue, insomma uomo di apparato ma coscienzioso.
Il Leone d'oro farà ritorno solo nel 1980, singolarmente sdoppiandosi (vittoria ex aequo di Louis Malle, con Atlantic City, e di John Cassavetes, con Gloria). In compenso nel 1971, sotto la gestione del successore di Laura, Gian Luigi Rondi, verrà inventato il Leone d'oro alla carriera, primo destinatario – tanto per non sbagliarsi – John Ford.