Esce nelle sale americane The Peacemaker di Mimi Leder, il primo film della DreamWorks, lo studio di produzione fondato nel 1994 da Steven Spielberg, David Geffen (ricchissimo discografico gay) e Jeffrey Katzenberg (già executive della Disney e enfant prodige del cinema d'animazione), tre “ragazzi terribili” accomunati anche, secondo tradizione, dall'origine ebraica.
“Nato dal niente”, si fa per dire, lo studio mira a infrangere l'oligopolio delle “sette sorelle”, ovvero le inattaccabili (da decenni) majors hollywoodiane: Disney, Warner, Sony, Fox, Universal, Paramount, Mgm, eredi in proprio o per appropriazione delle grandi case degli anni '30 e '40. Forza dei progetti a parte (al team si sono uniti anche Bill Gates e Paul Allen, fondatori della Microsoft), sembra tuttavia che la debolezza di DreamWorks si riveli da subito nella discordante gestione collegiale.
L'avvio è dei migliori, con le maggiori soddisfazioni nel settore dell'animazione: Shrek (2001), seguito dall'ancor più fortunato Shrek 2 (2004), grazie al cui successo la DreamWorks Animation viene separata e resa indipendente dalla DreamWorks SKG, cui si devono gli ottimi risultati di Madagascar (2005), Kung Fu Panda (2008), Dragon Trainer (2010). Meno bene le cose procedono per la SKG, che pur vanta al suo attivo film di fiction (molti firmati dallo stesso Spielberg) quali Amistad (1997), Salvate il soldato Ryan (1998), American Beauty (1999), Il gladiatore (2000), Cast Away (2000), A.I. - Intelligenza artificiale (2001), Minoriy Report (2002), The Terminal (2004), La guerra dei mondi (2005). Tanto che nel dicembre 2005 i fondatori decidono di vendere lo studio alla Paramount (controllata della Viacom) e nel 2008, in conflitto con tale dirigenza, al gruppo indiano Reliance. Bollywood è a un passo.