Per l'ennesima volta Venezia volge le spalle a Luchino Visconti. L'assegnazione del Leone d'oro al modesto film francese Il passaggio del Reno di André Cayatte che umilia Rocco e i suoi fratelli (soltanto Leone d'argento) fa di quest’edizione la più contestata in assoluto. Il pubblico fischia per tutto il tempo della cerimonia di premiazione e durante la proiezione del film vincitore. Anche l'assegnazione delle Coppe Volpi (miglior attore: John Mills per Whisky e gloria; miglior attrice: Shirley MacLaine per L’appartamento) non gli rende giustizia.
Il regista era stato già beffato nel 1954, proprio nella stessa data, allorché aveva presentato Senso. La sera della premiazione, quando la giuria aveva annunciato l'assegnazione del Leone d'oro al decorativo Giulietta e Romeo di Renato Castellani ci furono in sala molti fischi e polemiche di chi riteneva un’ingiustizia – o peggio un complotto – la totale mancanza di premi al film di Visconti. C'era di che sospettare.
Secondo un testimone, «negli ultimi giorni della Mostra l’arrivo in extremis dai laboratori inglesi della Technicolor di Giulietta e Romeo alimentava i sospetti di una macchinazione ai danni di Senso». Ancora più esplicita sarà la testimonianza di Piero Regnoli, critico di L'Osservatore Romano: «la D.C. mi inviava a Venezia per impedire la premiazione di Senso e per favorire quella di Giulietta e Romeo. Quando feci resistenza, mandarono di nascosto Scicluna Sorge [ispettore della Direzione della Cinematografia, già compromesso con il fascismo] il quale [operò] per intervenire presso gli altri membri della giuria che poi, a mia insaputa, furono in gran parte comprati».
Non meglio era andata a Visconti nel 1948 quando il suo capolavoro La terra trema, proiettato il 2 settembre, era stato bellamente ignorato (Leone all'Amleto di Laurence Olivier). Non solo, aveva creato scandalo l'apparizione sulle terrazze dell'Excelsior degli interpreti del film: umili pescatori e semplici ragazze, appena rivestiti a festa. Del resto il film uscirà nelle sale solo nel maggio del 1950 in un'edizione ridotta e doppiata in un “dialetto” siciliano più comprensibile.
Il “risarcimento” giungerà solo nel 1965 con l'assegnazione del Leone d'oro a Vaghe stelle dell'Orsa, film tutto sommato minore del regista. Ma qui ormai si era spento il furore ideologico e nel “conte rosso” – come da sempre l'hanno battezzato amici e avversari, quasi fosse un transatlantico –, nel pericoloso comunista che mai volle iscriversi al partito per non coinvolgerlo nella propria omosessualità, pare, sostengono alcuni, prevalere l'esteta, ricercatissimo trovarobe e arredatore, e il cultore del melodramma.